"Investire sulla Protezione civile
salva vite umane, fa risparmiare risorse alla collettività
perché in media l'Italia è costretta ad investire sulla gestione
della fase emergenziale circa 3 miliardi di euro ogni anno,
aumenta la capacità di resilienza delle comunità, e fa bene
anche al consenso degli amministratori". A sostenerlo è il
docente di Comunicazione e Management di crisi aziendale
all'Università di Teramo e autore del primo testo italiano sulla
gestione della crisi nella PA, Stefano Cianciotta.
"La prima tragedia mediatica per l'Italia è stata la morte di
Alfredo Rampi - ricorda Cianciotta - grazie alla scelta
lungimirante dell'allora direttore del Tg2, Ugo Zatterin, di
inviare una troupe per documentare il dramma di Alfredino.
Zatterin fu mandato via perché raccontare in modo così puntuale
quel dramma equivaleva, secondo la politica, ad evidenziare le
inefficienze dello Stato. Zatterin ha avuto il merito di andare
al di là del fatto di cronaca, e da allora, infatti, nulla è
stato come prima nel rapporto tra la pubblica opinione e le
tragedie, come insegnano i terremoti de L'Aquila, dell'Emilia e
dell'Italia Centrale e Rigopiano. Il tema ambiente, pressoché
escluso dal prime time televisivo a meno che non abbia come
oggetto una catastrofe naturale, nei giorni di Rigopiano ha
occupato il 23% dell'agenda setting, arrivando a produrre 108
notizie diverse nell'arco della giornata".
Secondo Cianciotta nel caso di Rigopiano "le polemiche sulle
disfunzioni organizzative e di comunicazione misero ancora una
volta sul banco degli imputati la Pubblica Amministrazione e la
sua inadeguatezza nel procedere ad una corretta analisi del
rischio". "La PA - aggiunge - stenta ancora ad elaborare un
codice di emergenza univoco e ancora oggi, nonostante la
fragilità del territorio italiano richieda anche un impegno
forte in tal senso, gli enti continuano a non dialogare o a
dialogare in modo intermittente, con la conseguenza tragica che
la gestione di situazioni calamitose sia lasciata più
all'esercizio del volontariato che ad azioni coordinate".
Per Cianciotta "la scelta della Regione di costituire
un'Agenzia di Protezione Civile sembra una soluzione
lungimirante, che va nella direzione di investire su elementi
intangibili, la sicurezza e la resilienza delle comunità, che
però possono risultare decisivi anche ai fini della perdita del
consenso quando si verificano tragedie come quella di
Rigopiano". "Bene ha fatto - conclude - anche l'Università
dell'Aquila a istituire insieme con la Regione e la Protezione
Civile regionale un corso di laurea: occorrono professionalità
esperte e solo investendo sulla formazione mirata si elevano le
sensibilità e si costruiscono competenze".
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