"Il mio incarico alla Asl è
completamente gratuito. Torno a fare il lavoro che amo per dare
una mano in questa drammatica pandemia, ma il mio impegno in
Regione non è mai venuto meno e mai lo sarà". Così, in una nota,
l'assessore regionale Guido Quintino Liris dopo le polemiche dei
giorni scorsi da esponenti di sinistra, compresa una
interrogazione parlamentare Pd, circa una presunta
incompatibilità dell'attività di medico e quella di assessore.
"Sono un epidemiologo - spiega - c'è molto da fare e quindi
ho pensato di rendermi utile interrogando per settimane esperti
della PA per individuare un percorso legittimo e corretto, senza
alcun guadagno per la mia persona; così, da subito ho chiesto
che il mio impegno fosse considerato volontario e gratuito".
L'assessore poi elenca e smentisce le quattro accuse e
falsità che gli sono state rivolte: la presunta sovrapposizione
di incarico e stipendi, l'idea che fosse impegnato in corsia, la
presunta inconciliabilità in termini di tempo delle attività di
medico e assessore e la presunta acquisizione di ruoli
all'interno della Asl dell'Aquila.
In merito alla prima accusa sostiene che "per evitare dispute
giuridiche che avrebbero sottratto tempo prezioso, tanto all'Asl
quanto alla Regione Abruzzo (pur avendo in mano pareri di
giuristi molto qualificati che escludono qualsiasi forma di
incompatibilità) ho formalizzato, ben prima dell'inizio delle
sinistre polemiche, una dichiarazione con cui garantisco la
gratuità delle mie prestazioni professionali". Alla seconda
risponde che "un epidemiologo non deve intubare i pazienti, ma
ha altri compiti: la mia corsia è l'ospedale, la mia
professionalità riguarda la gestione dell'epidemia, del
contagio, del rischio, delle misure igienico-sanitarie, della
gestione dei posti letto".
In riferimento alla problematica tempo ribadisce che "il mio
lavoro da assessore è sotto gli occhi di tutti, basta verificare
la produzione degli atti e la mia presenza, anche fisica, in
Regione Abruzzo. Lavorerò in ospedale fuori dalla mia attività
di Giunta che non verrà minimamente intaccata, né nella quantità
né nella qualità". Infine ricorda, per quanto concerne l'ultima
accusa, che "l'ospedale è la mia casa, perché lì sono cresciuto
professionalmente, ho studiato e lavorato, e dove un giorno
vorrò tornare: lì c'è una parte importante della mia storia, di
medico e di uomo. Mi occupavo di prevenzione dei tumori e
screening sulla popolazione: non c'è nulla di più gratificante
nell'evitare il pericolo di una patologia riducendone il
rischio".
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