" Ammesso e non concesso
che siano garantite le condizioni di sicurezza all'interno dello
stabilimento, i lavoratori non vi arrivano con il teletrasporto.
Almeno il 65% dei 6000 lavoratori Sevel (senza considerare
l'ampio indotto che a quel punto verrebbe anch'esso coinvolto
nella riapertura) sono pendolari con percorrenze importanti e
provenienza da una vastissima area che interessa decine di
comuni, su più regioni. Non ci risulta che siano state garantite
forme di trasporto in sicurezza. Generare una mobilità così
ampia senza un piano e in una fase ancora enormemente delicata
rispetto alla diffusione del virus è una follia. È a tutti
evidente la difficoltà nell'effettuare adeguatamente i tamponi e
tracciare di conseguenza l'eventuale diffusione del virus. Cosa
accadrebbe se lavoratori Sevel spostandosi dovessero contrarre
il virus e poi riportarlo nelle loro comunità, nei loro comuni?
Siamo sicuri che la struttura sanitaria regionale saprebbe
tempestivamente monitorare ed isolare i nuovi focolai?
Risulterebbe oltremodo ridicolo, una vera e propria presa in
giro degli italiani, che il governo mobiliti gli elicotteri per
vigilare sulle grigliate e poi consenta spudoratamente a FCA di
riaprire le proprie attività in deroga a quanto disciplinato dal
governo stesso.
Le maglie larghe dei codici Ateco ed il meccanismo di silenzio
assenso per richiesta di deroga ai prefetti hanno già generato
rischi inutili per i lavoratori e per le comunità a cui
appartengono, rallentando gli effetti del lockdown. Di fatto si
è creato un ibrido che non ostacola efficacemente la diffusione
del virus e nel contempo non riduce il danno economico dovuto al
fermo delle attività produttive, ma anzi lo aggrava, creando un
dumping tra aziende. Dichiarare necessaria la chiusura delle
aziende fino al 4 maggio in base agli autorevoli pareri
scientifici e poi permettere una valanga di deroghe è un
atteggiamento cialtronesco. Sarebbe vergognoso se il governo si
prestasse, per il tramite dei prefetti, a questa ennesima
spudoratezza della grande impresa italiana. Se così fosse, il
Presidente della Repubblica potrebbe sciogliere le Camere e
affidarne le funzioni direttamente a Confindustria". Così in una
nota Marco Fars e Maurizio Acerbo per Rifondazione Comunista.
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