"Il Comitato intergovernativo
della Convenzione Unesco 2003 ha iscritto la 'Festa del perdono
celestiniano' nella lista rappresentativa del patrimonio
culturale immateriale dell'umanità su proposta dell'Italia": è
quanto si legge sul certificato Unesco consegnato alla comunità
aquilana davanti alla basilica di Santa Maria di Collemaggio,
prima dell'accensione del tripode della pace, momento che segna
l'avvio ufficiale della Perdonanza Celestiniana, giunta
all'edizione 726.
E la pacificazione è uno degli elementi che tacitamente
emerge tra quelli che hanno consentito "alla comunità di
detentori e praticanti" di ottenere l'iscrizione, nel dicembre
2019, nella Lista Rappresentativa della Convenzione Unesco 2003,
"per un ciclo festivo, dal 16 al 29 agosto, che ha un fondamento
storico secolare a valenza culturale e spirituale". Un elogio al
fatto che sia stato adottato un codice di condotta etico per
prevenire l'impatto turistico proprio nel rispetto della pratica
rituale e spirituale, come riporta la decisione dell'Organo di
valutazione internazionale. La Festa della Perdonanza
Celestiniana, nel riconoscimento Unesco, è tutt'altro che
folklorizzazione e spettacolarizzazione e va ben oltre il
concetto di rievocazione storica. E della 'Festa' è parte
integrante il 'Fuoco del Morrone' con il suo 'Cammino del
Perdono': sulle orme di Pietro Angelerio futuro Celestino V, che
nel 1294 percorse 80 km attraversando 23 villaggi della
provincia aquilana da Sulmona a L'Aquila, è uno dei momenti che
meglio rende il senso di comunità e appartenenza.
L'importanza del riconoscimento è tutta nelle poche, ma dense
parole del certificato che conferiscono all'intera comunità
aquilana una grande responsabilità: l'iscrizione in questa lista
contribuisce, in generale, "ad assicurare una migliore
visibilità del patrimonio culturale immateriale, a far prendere
coscienza della sua importanza e a favorire il dialogo nel
rispetto della diversità culturale" come spiega all'ANSA Elena
Sinibaldi, 'focal point' nazionale per l'attuazione e
implementazione della Convenzione Unesco 2003 (Servizio
Unesco-Segretariato Generale-Mibact), che era presente alla
Perdonanza 2019 in quanto coordinatore del percorso istruttorio
per la candidatura a patrimonio Unesco.
Per l'Unesco, infatti, "un patrimonio immateriale non è fine a
se stesso, ma lo è in base alla sua capacità di sviluppare con
costanza buone pratiche di salvaguardia", che potranno essere
definite anche oltre gli eventi dal 16 al 29 agosto. Tale
riconoscimento, infatti, è fondamentale nel mantenimento della
diversità culturale di fronte alla globalizzazione; la sua
comprensione aiuta il dialogo interculturale e incoraggia il
rispetto reciproco dei diversi modi di vivere. "Il piano di
salvaguardia dovrà comprendere strumenti che favoriscono
l'inclusione sociale, il dialogo intergenerazionale, un rapporto
tra comunità e istituzioni, anche una governance multilivello"
evidenzia Sinibaldi.
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