Nessuna chiamata per il tracciamento dei contatti, mancata attivazione delle procedure previste dai protocolli, tempi di attesa lunghissimi per i tamponi. In tutto l'Abruzzo si susseguono le segnalazioni e le lamentele dei cittadini positivi al Covid-19, molti dei quali scoprono di aver contratto l'infezione solo attraverso test privati a pagamento. In tanti si definiscono "completamente abbandonati dalle Asl" e parlano di "situazione vergognosa".
Giorno dopo giorno, le proteste si susseguono. I tempi di attesa per i tamponi, nonostante contatti con soggetti risultati positivi e sintomi specifici, raggiungono anche i 20 giorni. Un ragazzo di Pescara, il cui coinquilino è risultato positivo attorno al 20 ottobre, è stato sottoposto a test solo l'11 novembre, cioè una ventina di giorni dopo la scomparsa dei lievi sintomi che pure aveva avvertito: "non so, a questo punto, quando mi arriverà la risposta, ma so che non sto andando a lavoro da oltre venti giorni e che nessuno ha contattato il mio coinquilino per il tracciamento dei contatti".
"Sono in quarantena dal 24 ottobre ormai, senza procedura tampone, senza poter comunicare con la Asl che li effettua, senza essere supportato psicologicamente, senza essere preso seriamente in considerazione. Né io, né la mia famiglia e il tutto a nostre spese, sia morali che materiali - racconta un cittadino del Teramano - Cercando di comprendere tutta la situazione, non trovo minimamente giusto tutto ciò, vergognosa a dir poco. Tutto ciò è deprimente, imbarazzante e profondamente ingiusto. Tutta questa disorganizzazione e superficialità sulla questione salute è imperdonabile e inammissibile".
C'è poi un uomo del Pescarese che ha il padre intubato in terapia intensiva. Vive in casa con la compagna e con la madre: lui e la ragazza sono risultati negativi al tampone, mentre la donna è positiva. Alle continue domande sul fatto di poter uscire o meno, le risposte sono contrastanti. "E' assurdo che si perda tutto questo tempo per l'inefficienza di un sistema che aveva tutto il tempo per prepararsi. Trovo inaccettabile - aggiunge - che noi siamo solo dei numeri. Ci siamo chiesti per ore se potevamo uscire o no e nessuno ci ha saputo rispondere in modo serio ed indiscutibile. Noi non chiediamo di dover uscire ma solo chiarezza e qualcuno che possa essere di riferimento e soprattutto che abbia risposte semplici e certe. Non siamo dei numeri, siamo delle persone e come tali vorremmo essere trattati", conclude.
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