"La sentenza della Corte
Costituzionale non ha certo cancellato le ragioni per le quali
ci siamo battuti e abbiamo ottenuto l'esclusione della
previsione di inceneritori in Abruzzo.
Ricordo che noi di Rifondazione Comunista insieme a
ambientalisti più volte abbiamo impedito che si concretizzassero
operazioni dietro alle quali c'erano sempre cordate private"
Così commenta la sentenza della Corte Costituzionale il
segretario di Rifondazione Comunista Maurizio Acerbo.
L'esponente pescarese ex deputato e consigliere regionale
ricorda "la battaglia vittoriosa, che conducemmo alla Provincia
di Pescara con il nostro compianto compagno assessore Enrico Di
Paolo, che bloccò la realizzazione di un inceneritore a Alanno
dietro al quale c'era un gruppo monopolista privato. Ricordo che
in tutte le province ci siamo battuti per l'esclusione dai piani
provinciali della previsione. Nel 2007 per fermare inceneritori
ci inventammo con la legge regionale del 2007 il divieto
espresso della combustione dei rifiuti sotto la soglia minima
del 40% di riciclo (allora era al 28%). Poi numerose volte
dovemmo impedire blitz per cancellare quella norma durante la
giunta Del Turco e poi quella Chiodi che era intenzionata a
realizzarne uno a Teramo. A livello regionale questo
orientamento contro la realizzazione di inceneritori si affermò
definitivamente quando l'inchiesta Re Mida della Procura di
Pescara, allora guidata da Nicola Trifuoggi, ci diede ragione e
costrinse la politica di centrodestra e centrosinistra ad
accantonare definitivamente la proposta. Andrebbero ripubblicate
le intercettazioni in cui i privati che volevano realizzare
l'inceneritore nel teramano. La sentenza della Corte
Costituzionale riguarda una questione di competenze ma la
Regione Verde d'Europa - così un tempo si definiva l'Abruzzo -
deve andare avanti sulla strada dell'economia circolare e può
farlo", chiude Maurizio Acerbo.
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