"Porto nel cuore il ricordo della
bellissima celebrazione della Perdonanza di due anni fa, ancora
segnata dalla pandemia". Così il cardinale Matteo Maria Zuppi,
arcivescovo di Bologna e presidente della Conferenza Episcopale
Italiana, in un videomessaggio inviato all'Arcidiocesi
dell'Aquila e al cardinale Giuseppe Petrocchi, in vista della
visita pastorale di Papa Francesco, il 28 agosto, in occasione
della Perdonanza celestiniana.
Per la prima volta nella storia un Pontefice aprirà la Porta
Santa della Basilica di Collemaggio. "Alla pandemia da Covid se
ne sono aggiunte altre o, forse, quella pandemia ci ha fatto
vedere che ne esistono altre - spiega l'alto prelato che ha
aperto la Porta Santa due anni fa come inviato del Papa e che
non potrà essere all'Aquila quest'anno per impegni presi
precedentemente - Penso, soprattutto, a quella della guerra, che
porta tanta sofferenza e tanta morte, e ci fa capire quanto sia
fragile la nostra vita e la pace stessa e, quindi, anche quanto
sia importante l'impegno per combattere il male. Credo che la
Perdonanza sia davvero un'occasione straordinaria per guardare
in faccia al male e rinnovare il nostro impegno per vincerlo,
dal momento che tutti ne vediamo i frutti terribili e la
tempesta che esso provoca, con la complicità degli uomini.
Quanta sofferenza in più, causata poi dall'indifferenza, dal 'si
salvi chi può', dal credere che sia uguale sia il vivere bene
sia il vivere male - continua Zuppi - Per questo abbiamo bisogno
del perdono. Proprio così, di perdono abbiamo sempre tutti un
grande bisogno, perché ci accorgiamo di quanto sia facile
assecondare la logica del male".
Secondo il presidente della CEI, "abbiamo bisogno del perdono
per combattere il male, non tanto per stare un po' meglio
interiormente o regolare i conti della nostra coscienza, per poi
ricominciare daccapo. Il perdono è essere pieni dell'amore di
Dio, è liberarsi da ciò che ci rende pesanti, chiusi, cattivi.
Tante volte siamo pieni di odio, quell'odio che non è soltanto
quel sentimento forte che ben conosciamo, ma che, spesso, è
anche il piccolo pregiudizio, la piccola ostilità, il saluto
mancato, il farla pagare per qualcosa che ci è stato fatto. Per
questo, abbiamo bisogno del perdono, perché ci accorgiamo di
come le pandemie ci sfidino e rovinino la vita, pur facendoci
capire, tuttavia, anche cosa ci sia in gioco di davvero
importante. Esse ci fanno capire le sfide del male e, quindi, ci
chiedono di affrontarle con la forza dell'amore" conclude.
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