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Luna ko, ma e' positivo bilancio Italvela
(ANSA) - VALENCIA (SPAGNA), 6 GIU - Si era cominciato con il sogno dei 'mascalzoni' e si e' finiti con la Luna nel pozzo. Il tutto passando attraverso il tormentone di +39, il team gardesano che per primo (era il 2004 e il porto di Valencia era ancora pieno di container) aveva accettato la sfida lanciata da Ernesto Bertarelli, patron di Alinghi e detentore della Coppa America. Comunque sia, almeno sul piano dei numeri, della partecipazione e della diffusione dell'evento, la 32/a America's Cup e' stata un successo per l'Italvela. Unico Paese con tre equipaggi al via, gia' dal 2004 (ai tempi del via degli Acts, le tappe di avvicinamento alla Louis Vuitton Cup) la flotta italiana ha fatto faville: Luna Rossa Challenge, Mascalzone Latino-Capitalia Team e +39 Challenge, hanno regalato sogni di gloria, importanti successi e confermato che, conti alla mano, l'Italia puo' sempre essere considerato un popolo di navigatori. Tre team con obiettivi diversi, che per tre anni hanno lavorato duro e che, sia pure per motivi diversi, hanno dovuto condividere piu' amarezze e delusioni che gioie e trionfi. Molto tormentato, in particolare, il cammino di +39, team dal budget piuttosto limitato, spesso costretto a fare i conti con diaspore, polemiche e clamorosi rovesci, ma sempre convinto di poter portare a termine la propria avventura. Agli esperti sarebbe piaciuto vedere all'opera lo stesso equipaggio di +39 su un'altra barca, poi e' subentrata la sfortuna. Un esempio? La rottura dell'albero dopo uno scontro con Team Germany, durante il 13/o Valencia Louis Vuitton Act di flotta, dunque l'impossibilita' di partire ad armi pari (ma sarebbe servito?) con gli altri avversari nei due Round Robin. A +39, comunque, interessava esserci. Non meno tormentato il cammino di Mascalzone Latino-Capitalia Team, candidato per un posto in semifinale e invece escluso a beneficio di Desafio Espanol 2007. Gli uomini di Vincenzo Onorato erano partiti nei Round Robin con un ubriacante successo su Emirates Team New Zealand, nel match race d'esordio, ma si sono persi per strada, fermati un po' dai ripetuti rinvii per assenza di vento, con conseguenti scarichi psicologici, un po' dal tarlo dell'eccessiva responsabilita'. Troppo carichi sono apparsi Vasco Vascotto e i suoi, soprattutto nelle regate che contavano fino a un certo punto (come quelle contro Luna Rossa). Fuori in due e' rimasto solo lo scafo Telecom Prada a tenere alta la bandiera italiana e lo ha fatto abbondantemente con l'entusiasmante 5-1 rifilato agli americani di Bmw Oracle Racing, sicuri di avere vinto - assieme alla sfida del team piu' ricco - la semifinale contro gli italiani. Invece, come spesso avviene nella vita (non solo nello sport), il piccolo Davide ha matato il gigante Golia. E' stata una grande soddisfazione, che nemmeno il cappotto rimediato contro New Zealand, nella finale della Louis Vuitton Cup, potra' coprire. 'Made in Italy' a parte, la Coppa America per... famiglie ha riscosso un successo di pubblico non certo paragonabile alle precedenti edizioni. I puristi storcono il naso, la vela secondo loro deve rimanere uno sport per signorotti snob d'altri tempi, tutto il contrario del nuovo format, che tende a coinvolgere le grandi masse e crea i presupposti per un business senza precedenti. A questo punto dipendera' dal team che si aggiudichera' il trofeo. Se ne riparlera' a luglio.