(di Adam Hanzelewicz)
(ANSA) - PESCARA, 17 GEN - Due settimane da apocalisse che
restano nella memoria degli abruzzesi come il monito di una
natura che si ribella legando gli eventi eccezionali, come i 20
milioni di tonnellate di neve caduta, a disfunzioni, carenze
organizzative ed errori umani, che mietono vittime, desolazione
e danni al territorio per centinaia di milioni di euro, di cui
450 milioni stimati solo per il dissesto idrogeologico e 170
per i privati e le attività economiche. Un crescendo di
accadimenti che ha sconvolto gli abruzzesi, aprendo una nuova
ferita dopo il sisma dell'Aquila nel 2009, a pochi mesi da un
altro terremoto, quello di agosto 2016 tra l'Aquilano e il
Teramano, e che è culminato nella tragedia dell'hotel Rigopiano,
travolto da una slavina da 120 mila tonnellate che ha provocato
29 vittime.
L'ondata di neve e gelo annunciata il 4 gennaio con l'arrivo
della 'Bufera dell'Epifania' è solo il preludio di un percorso
che mette a dura prova tutto l'apparato della Protezione Civile,
nonostante le raccomandazioni dell'allora responsabile, Fabrizio
Curcio, che aveva invitato la cittadinanza a limitare gli
spostamenti e i Comuni a verificare i piani di emergenza:
l'intensità delle nevicate dal 5 al 10 gennaio, e, già
dall'Epifania, l'ondata di gelo, provocano una serie di
conseguenze gravi sia sulla costa che nell'entroterra.
Circolazione stradale e trasporti, compresi treni e aerei, in
tilt a causa del ghiaccio, accumuli di neve ovunque - dai 40 cm
sulla costa ai due metri all'interno - tir bloccati
sull'autostrada A14, blackout elettrici e carenza idrica per
migliaia di persone, Comuni isolati, scuole e uffici pubblici
chiusi, automobilisti e camion bloccati in strade statali
chiuse; ci sono anche i primi morti, travolti dalla neve e
avvelenati dal monossido. Sono oltre 1.600 gli interventi dei
Vigili del Fuoco nelle prime 48 ore.
Dall'11 gennaio c'è una tregua delle precipitazioni, le
temperature si rialzano, scattano le polemiche, ci si interroga
sulle responsabilità, si cerca di riparare i danni alla rete
elettrica e idrica - operazioni rese difficili da una viabilità
precaria ovunque - e di soccorrere chi è isolato senza acqua,
luce e cibo, ma non c'è più tempo perché dal 16 gennaio arriva
una nuova ondata di maltempo che mette in ginocchio l'Abruzzo.
Il 17 gennaio, mentre le utenze elettriche disabilitate
raggiungono il picco di 177 mila (300 mila persone), arriva la
seconda richiesta di stato di emergenza dalla Regione Abruzzo:
arriva anche l'Esercito, per spalare la neve; in alcune zone
dell'entroterra occorrono le turbine per sgomberare la neve,
mentre altri posti sono raggiungibili solo in elicottero.
In aiuto arrivano le colonne mobili di Protezione civile da
tutta Italia, ma il peggio deve ancora arrivare. Nella notte tra
il 17 e il 18 esonda il fiume Pescara e poi il fiume Saline,
provocando allagamenti. Il 18 gennaio la terra torna a tremare,
con quattro scosse di magnitudo superiore a 5 nell'Aquilano: è
il caos, perché gli interventi di soccorso sono molteplici, e le
difficoltà per raggiungere le località isolate dalla neve, dove
ci sono anziani e bambini, rendono tutto più complicato. Le
segnalazioni sono moltissime tra cui anche quella di un albergo
sepolto da una slavina a Farindola (Pescara).
I soccorsi ci mettono 20 ore per arrivare sul posto e una
settimana per individuare superstiti e cadaveri. Intanto le
temperature si rialzano, arriva la pioggia e la neve si scioglie
liberando duemila miliardi di litri di acqua che travolgono il
territorio, con frane e smottamenti nei mesi successivi,
costringendo alcuni Comuni del teramano ad evacuare. (ANSA).
>ANSA-BOX/ Rigopiano:2 settimane da apocalisse,neve,gelo e morte
Nuova ferita per gli abruzzesi dopo i sisma del 2009 e del 2016