(ANSA) - PESCARA, 11 MAG - (ANSA) - PESCARA, 11 MAG - E' candidato a geoparco Unesco, con le caratteristiche della sua montagna, una grande barriera corallina emersa e un serbatoio calcareo che fornisce acqua a tutto l'Abruzzo meridionale: il Parco nazionale della Majella vive un momento decisamente insolito, con i centri visita chiusi al pubblico per il lockdown legato all'emergenza Covid-19, anche se le attività non si sono mai fermate. "Siamo un ente pubblico e la nostra attività amministrativa prosegue, così come abbiamo garantito assistenza nelle emergenze - spiega all'ANSA il direttore, Luciano Di Martino - Cerchiamo comunque di essere vicini a chi vuole tornare presto a visitare l'area protetta con dirette su Facebook grazie a 'Maja Tv'.
Tra le strutture caratteristiche del Parco nazionale della Majella c'è la "banca del germoplasma", dedicata alla conservazione di piante rare e alla salvaguardia della biodiversità vegetale. "Si tratta di flora spontanea e specie coltivate che rischiano di scomparire - spiega Di Martino - Preservare la biodiversità e contrastare l'erosione genetica delle specie vegetali è l'obiettivo della 'banca' che, nata nel 2005, è uno dei 18 nodi della rete italiana del germoplasma.
Conserviamo i semi di queste specie rare e cultivar agronomiche, raccogliamo i semi che, disidratati e congelati, possono rimanere vitali anche cento anni" .
Negli ultimi anni il Parco nazionale della Majella "si è dedicato molto alla valorizzazione delle attività agricole e zootecniche tradizionali e sostenibili" prosegue Di Martino, ricordando il progetto 'Coltiviamo la diversità' e quello più recente degli 'allevatori della montagna madre (documentario su YouTube). "Abbiamo instaurato una rete di collaborazione tra ente e agricoltori custodi e ristoratori custodi e spero che possa essere un valido sostegno, per loro, per ripartire. Spero anche che il futuro della programmazione agricola veda le aziende agrozootecniche come fulcro della rinascita dopo l'emergenza". (ANSA).
Parco della Majella, biodiversità e borghi per ripartire
Zootecnia sostenibile con gli 'allevatori della montagna madre'