(ANSA) - TERAMO, 14 OTT - Da un'inchiesta che ha coinvolto
anche l'Università di Teramo, ; fatta durante il periodo di
lockdown, è emerso che ;la DaD, la didattica a distanza, non può
sostituire quella in presenza e ha avuto un impatto negativo
sulle condizioni di lavoro per la maggior parte degli
intervistati. Per circa due docenti su tre (64,7%) il carico di
lavoro è aumentato in modo rilevante e l'aumento maggiore degli
impegni ha riguardato le lavoratrici (con un incremento
rilevante per il 67% delle docenti contro il 57% dei colleghi
uomini).
Più di 8 insegnanti intervistati su 10 (83,3%), poi, hanno usato
per la Dad un proprio dispositivo, non condiviso con altri
membri della famiglia e meno di un terzo degli insegnanti
intervistati (30,4%) è riuscito a raggiungere con la Dad, tutti
gli studenti della sua classe, soprattutto nel mezzogiorno dove
la percentuale di insegnanti che ha dichiarato di riuscire a
raggiungere tutti gli studenti della propria classe è stata del
24,2% nel Sud e 23,7% nelle Isole. I dati saranno illustrati
nella loro interezza venerdì 23 ottobre da uno dei curatori
dell'indagine, il professor Marcello Pedaci dell'Università di
Teramo, presso la sede della Cgil. (ANSA).
Scuola: ateneo Teramo, bocciata la didattica a distanza
I risultati di un'inchiesta svolta durante il lockdown