(ANSA) - CHIETI, 19 NOV - Le saracinesche dei negozi di
abbigliamento abbassate, i bar e le pizzerie garantiscono
l'asporto all'ingresso, con la consumazione che avviene lontano,
in strada poca c'è gente ma non è un deserto, alla Villa
comunale, nel polmone verde della città, si vedono in prevalenza
mamme che portano i figli piccoli con il passeggino, nelle
strade si muove chi è uscito per fare la spesa o per portare il
cane o per motivi lavoro. Chieti si presenta così alla seconda
giornata di attuazione della zona rossa. Sotto i portici di
corso Marrucino, l'arteria principale che attraversa tutto il
centro, non si sente il consueto brusio. Mentre nello storico
Gran Caffè Vittoria c'è solo la titolare, Gabriella D'Orazio. È
lei che sul tavolino collocato sulla porta di accesso serve il
caffè e il cornetto ai clienti di passaggio o a quelli che
lavorano negli uffici, gli otto dipendenti della struttura sono
tutti in cassa integrazione: "Nel passaggio dalla zona arancione
a quella rossa c'è stata una notevole differenza - dice la
D'Orazio - anche perché avendo le persone problemi per uscire,
non c'è il consumo di passaggio, c'è il consumo di quelli che
lavorano qui intorno negli uffici, quindi c'è stato un calo. Noi
lo facciamo solo per dare un servizio alla cittadinanza e per
far vedere che siamo presenti sul territorio. Per scelta
aziendale chiudiamo di sabato e la domenica lavoriamo fino alle
15. Mi auguro - aggiunge riferendosi alla zona rossa - che
questo sia un passaggio momentaneo, nel senso che il 3 dicembre
ci diano la possibilità di riaprire perché se questa situazione
si dovesse protrarre ci saranno gravi problemi economici per
tutti". Antonio Cieri, della nota boutique Ribo', da una vita
nel settore dell'abbigliamento, ha dovuto chiudere il negozio ma
spera "che il 4 dicembre si possa riaprire. Non vorrei -
sottolinea - che fosse un'apertura pilotata nel senso di farci
fare il Natale e poi richiudere. La politica sta facendo un
sacco di chiacchiere ma non stringiamo niente. Inutile fare i
bonus di qua e di là: l'unica cosa, se ci sono soldi, è fare
come la Germania che ha dato il 75 per cento del fatturato
perché nella mia filiera i danni più grossi saranno nel 2021 in
quanto noi non stiamo passando ordini all'industria e
l'industria non sta passando ordini alla filiera dei tessuti per
cui nel 2021 avremo un crollo occupazionale. E un crollo di
introiti per lo Stato che vive anche con i nostri contributi
Inps, tasse. Sarebbe stato meglio chiudere ai primi di ottobre,
a livello nazionale per 15 giorni chiusi tutti, e poi si
ripartiva gradualmente. L'abbigliamento sta viaggiando a ritmo
del meno 60 per cento di incassi e di fatturato rispetto
all'anno scorso: dopo aver perso Pasqua, tutta la primavera,
stiamo perdendo l'autunno. E a Natale con l'aria che tira non è
che le persone sono contente di fare regali - conclude Cieri.
Purtroppo da quello che so a livello nazionale , dal primo
gennaio 90mila negozi non riapriranno". Domani, intanto, il
tradizionale mercato degli ambulanti del venerdì presenterà solo
bancarelle con prodotti alimentari. Dal canto suo il Comune di
Chieti per andare incontro alle necessità dei cittadini ha
attivato già dal alcuni giorni il Coc, il centro operativo
comunale a cui è possibile rivolgersi per avere informazioni e
richiedere interventi telefonando allo 0871307127: le famiglie
che in casa hanno pazienti Covid o in quarantena o quanti sono
in isolamento fiduciario chiamando il Coc dalle 8 alle 20
possono usufruire dei servizi ProntoFarmaco e ProntoSpesa per la
consegna domicilio di medicinali e viveri. Il servizio è
gratuito. (ANSA)
Leggi l'articolo completo su ANSA.it