(ANSA) - PESCARA, 12 FEB - Un ricorso dinanzi al Tar del
Lazio per contestare la legittimità dell'ultimo Dpcm, un altro
al Tribunale Civile de L'Aquila perché collegato al
provvedimento di impugnazione del Dpcm: così i ristoratori
abruzzesi chiedono che lo Stato si faccia carico della loro
grave situazione economica, perché la misura del ristoro non è
sufficiente per consentire il proseguimento dell'attività, anche
una volta cessata l'emergenza sanitaria legata al Covid 19.
I ristoratori di Aria Food, Associazione ristoratori e
produttori abruzzesi, questa mattina a Pescara hanno illustrato
alla stampa le proposte che intendono avanzare.
Tra le proposte di Aria food ci sono: apertura fino alle
23.30 dei locali in zona gialla, attività per mezza giornata in
zona arancione con riduzione dei coperti, maggiori controlli per
far ripartire i banchetti e una politica di defiscalizzazione
del costo del lavoro.
"Si chiede di ripensare la misura e il tipo di rimedio
individuato, altrimenti si chiederà il risarcimento del danno -
spiega Enzo Di Salvatore, docente di Diritto all'Università di
Teramo, entrando nel merito dei ricorsi dei ristoratori - Sul
Dpcm questo è uno dei tanti ricorsi presentati al Tar. In tutta
Italia ne sono stati già presentati 67 e non solo dalle
categorie dei ristoratori".
Al momento sono una trentina i ristoratori che hanno aderito
ai ricorsi, pronti per essere presentati la prossima settimana,
un numero comunque in aumento. (ANSA).
Covid, ristoratori, pronti ricorsi a Tar e Tribunale Civile
Associazione Abruzzo presenta proposte per superare la crisi