Abruzzo

Superbonus 110%, Cna 'prezzi materie prime alle stelle'

Malvone, rischiamo riduzione portata espansiva agevolazioni

Redazione Ansa

(ANSA) - PESCARA, 17 MAG - Una bolla speculativa sui prezzi delle materie prime rischia di provocare un effetto negativo sugli interventi per la riqualificazione del patrimonio immobiliare, generati dalle misure previste dal "Superbonus 110%". Mentre si chiede alla politica di prorogare a tutto il 2023 la misura, si lavora a smussare gli aspetti più problematici e snellire i vincoli burocratici che la accompagnano. La denuncia arriva da Cna Costruzioni Abruzzo, sulla base di un'indagine condotta dal Centro studi nazionale della Confederazione artigiana, cui ha partecipato un campione significativo di imprese artigiane, micro e piccole della filiera che mette insieme i comparti installazione impianti, edilizia, serramenti. "Siamo in presenza di una sorta di spada di Damocle - osserva il presidente regionale Aurelio Malvone - che potrebbe ridurre la portata espansiva delle agevolazioni per un settore in crisi dal 2008, e che l'emergenza sanitaria ha finito per accentuare: un problema serissimo, visto che ben il il 57% delle imprese assicura che l'introduzione delle agevolazioni sta avendo un impatto positivo sulla propria attività, con picchi del 65,9% nei serramenti, il 56,3% dell'installazione e il 55,4% dell'edilizia. Motivo per cui abbiamo chiesto al Governo di vigilare su questa situazione".
    "Un effetto moltiplicatore - aggiunge il coordinatore regionale Silvio Calice - che si estende sull'organizzazione delle imprese, che hanno visto crescere competenze e catalogo: il 33,7% ha ampliato il ventaglio dell'offerta di lavori e servizi, adeguandola agli interventi sostenuti; il 27,8% ha assunto nuovo personale; il 23,3% sta sperimentando nuovi fornitori".
    In un anno gli aumenti di prezzi più importanti hanno riguardato i metalli (+20,8%), i materiali termoisolanti (+16%) con punte che oscillano tra +25% e il +50%; i materiali per gli impianti (+14,6%) e il legno (+14,3%). "Siamo in presenza di una drastica riduzione dei margini di guadagno delle imprese - dice Malvone - impotenti di fronte alla speculazione, ma pure nell'impossibilità di adeguare i contratti già sottoscritti, visto l'obbligo di legge che impone di giustificare i costi attraverso prezzari ufficiali". (ANSA).
   

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