(ANSA) - L'AQUILA, 29 GIU - "Il principio di legalità è fondamentale e l'inerzia del legislatore non può e non deve ricadere su noi magistrati e, men che meno, sulle famiglie delle persone che non sono più in grado di scegliere per il loro fine vita. Nessuno deve essere lasciato solo: nè il magistrato al momento della decisione secondo legge, che in questo caso manca, nè i cittadini".
"Ma il legislatore - spiega ancora il giudice Marco Billi - è rimasto comunque immobile. Mi sono documentato con diversi studi che però non risultavano accessibili se non agli addetti ai lavori. Ciò a fronte di tematiche trasversali che interessano intimamente ognuno di noi e che, ritengo, devono necessariamente essere trattate con ragionamenti alla portata di tutti. E quindi ho deciso di scrivere qualcosa io, con un taglio divulgativo, informativo, non dotto o autoreferenziale, quindi accessibile a chiunque". Nel libro, il magistrato denuncia con forza il vuoto legislativo: "A mio giudizio, - afferma - l'intervento fatto dal legislatore nel 2017 con la legge sul consenso informato è stato da un lato tardivo e dall'altro eccessivamente timido: il legislatore si è limitato a recepire nella maniera più restrittiva possibile orientamenti già sedimentati sia in giurisprudenza che nella stesse norme deontologiche mediche. E ha lasciato un vuoto di tutela su alcuni temi fondamentali tra cui l'eutanasia". "Il non decidere non è mai una soluzione ai problemi. Il problema del fine vita rimane in tutta la sua drammaticità ma, in assenza di una disciplina completa e coerente, i malati e le loro famiglie sono lasciati soli a decidere cosa fare, con enormi pressioni e responsabilità anche sui medici. L'assenza di disciplina può portare a tentare di risolvere di fatto e da soli, a volte anche clandestinamente, subendo, poi le conseguenze di tali comportamenti arbitrari". "Bisogna legiferare, si deve intervenire assolutamente.Ritengo che abbia senso approfondire questi temi etici e iniziare a formarsi una opinione quando si è ancora capaci di ragionare sul proprio destino e di assumere decisioni serene e ponderate - conclude il giudice del tribunale dell'Aquila. (ANSA).