(ANSA) - PESCARA, 13 APR - Devono rispondere del reato di
associazione per delinquere di stampo mafioso, estorsione,
possesso di armi ed esplosivo, traffico illecito di sostanze
stupefacenti, tentato omicidio, danneggiamento aggravato,
accesso indebito a dispositivi idonei alla comunicazione da
parte di soggetti detenuti, occupazioni abusive di immobili,
minaccia aggravata e truffa, le venti persone, molte di etnia
Rom interessate dall'applicazione di misure cautelari, eseguite
all'alba di oggi dai carabinieri del Comando Provinciale di
Pescara, ed emesse dal Giudice per le indagini preliminari del
Tribunale di L'Aquila Marco Billi su richiesta della locale
Direzione Distrettuale Antimafia e del Procuratore Distrettuale
Michele Augusto Renzo e del Pm Stefano Gallo.
I particolari dell'operazione sono stati illustrati questa
mattina nel corso di una conferenza stampa che si è tenuta
presso il Comando Provinciale dell'Arma.
"Abbiamo svolto una attività in una zona di Pescara molto
problematica come quella del Ferro di Cavallo di Rancitelli in
cui i nostri uomini - ha spiegato il comandante provinciale
dell'Arma di Pescara colonnello Riccardo Barbera - abbiamo
eseguito 19 ordinanze di custodia cautelare in carcere e una
agli arresti domiciliari. È un fatto straordinario per la città
di Pescara perché parliamo di accuse di associazione mafiosa e
in questa città è la prima volta. Parliamo di una mafia
autoctona ma non meno pericolosa delle altre mafie. Le persone
indagate - pensavano che il Ferro di Cavallo potesse essere una
zona franca dove tutto era lecito. Una associazione che operava
nella zona del Ferro di Cavallo ma anche in altri quartieri
della città di Pescara". Il comandante del Reparto Operativo
dei Cc di Pescara tenente colonnello Antonio Bandelli na poi
aggiunto che "Il gruppo malavitoso operava a Rancitelli e al
Ferro ma aveva anche una sorta di controllo nel carcere San
Donato, la cui direzione è stata molto collaborativa permettendo
il sequestro oggi di un telefonino con cui il leader
dell'organizzazione dava ordini dall'interno della casa
circondariale".
Le indagini sono partite nel maggio del 2020 è conclusa nel
gennaio scorso. I vertici dell'Arma hanno spiegato che nella
zona del Ferro di Cavallo erano state piazzate da tempo
telecamere che hanno permesso di raccogliere indizi sul fatto
che gli indagati avevano fatto una sorta di cartello per
piazzare e vendere lo stupefacente, ma non solo. "Per due anni -
ha detto il tenente colonnello Bandelli - abbiamo avuto un faro
acceso continui sul ferro di cavallo con servizio di prevenzione
e controllo da parte di tutte le forze dell'ordine". Nel
periodo delle indagini sono state registrate quattro azioni
violente nei confronti dell'inviato di Raidue Piervincenzi l'11
febbraio del 2019 e a Vittorio Brumotti inviato di Striscia la
Notizia il 26 settembre del 2019, il 4 maggio del 2021 e il 17
febbraio del 2022. Aggressioni vi sono state nel tempo anche
durante le operazioni di sfratto dal Ferro di Cavallo. Dei 20
destinatari delle ordinanze, 7 questa mattina erano già
ristrettì nelle case circondariali di Pescara, Teramo e Perugia.
(ANSA).