(ANSA) - COCULLO, 28 APR - Vanno avanti i preparativi per la
"Festa dei serpari" di Cocullo (L'Aquila), paese di 200 abitanti
nella Valle del Sagittario. Il 1° maggio, a mezzogiorno, la
statua del santo patrono, Domenico abate, uscirà nella piazza
agghindata di serpenti. Intorno, migliaia di turisti a guardare
e, alcuni, a provare l'ebbrezza di farseli scivolare tra braccia
e décolleté. La tradizione, conosciuta anche negli Stati Uniti,
tiene testa allo spopolamento, con tutte le difficoltà di
organizzare l'evento in pochi. I serpari (e le serpare, un paio)
sono rimasti in venti. Sono loro, dietro le quinte, i veri
protagonisti, con la loro ricerca, per tutto il mese di aprile,
di 150-200 animali. Qualche cocullese emigrato torna con largo
anticipo per contribuire alla cattura dei rettili, come Marco
Ognibene Mascioli, consigliere comunale di Cocullo. Oggi 37enne,
nato e cresciuto nel paesino, dal 2007 vive a Bologna per
lavorare nell'Esercito, "ma ogni anno, ad aprile - racconta -
prendo le ferie, dai 10 giorni a un mese, per tornare a casa a
fare il serparo".
A ridosso dell'evento arriva anche l'erpetologo per censire
gli esemplari catturati, che vengono rimessi in libertà dopo la
festa. Quest'anno due particolarità irrompono nella tradizione:
le temperature più rigide che hanno ritardato l'uscita dal
letargo dei serpenti e la presenza di zecche. Ma si fa sentire
anche il calo demografico. In vent'anni Cocullo ha perso 102
abitanti. La "Festa dei serpari" diventa quindi, sempre più,
occasione di ritrovo per i cocullesi "restanti" con i compaesani
espatriati o emigrati, di ritorno per un giorno. (ANSA).
Tra freddo e spopolamento torna il 'rito dei serpari' a Cocullo
Il soldato Marco, 'ogni anno in ferie per tradizione Abruzzo'