(ANSA) - L'AQUILA, 07 AGO - In Abruzzo i lavoratori agricoli
stranieri si trovano in una condizione di maggiore precarietà
rispetto ai colleghi italiani. Lo rivela un'analisi di
Openpolis, progetto di Fondazione Openpolis, Etipublica,
Fondazione Hubruzzo, Gran Sasso Science Institute e StartingUp.
Il rapporto si basa sui dati dell'ultimo censimento Istat
dell'agricoltura a raccontarlo: nel 2020 gli stranieri
(comunitari ed extra-comunitari) impiegati nelle imprese
agricole non a conduzione familiare o individuale erano quasi
9mila (per l'esattezza 8.606), circa un terzo del totale, pari a
23mila lavoratori e lavoratrici nella stessa tipologia di
azienda. "Tuttavia - spiegano i ricercatori - nonostante gli
stranieri siano il 36,6% del totale, se prendiamo in
considerazione i contratti con forma continuativa questa
percentuale si ferma al 28%. Al contrario, se parliamo di
contratti con forma saltuaria, gli stranieri rappresentano il
40,2% del totale. In altre parole, in Abruzzo i lavoratori in
agricoltura non italiani hanno forme di contratto più precarie
rispetto ai colleghi italiani".
L'osservatorio Placido Rizzotto, che ogni anno pubblica il
rapporto "Agromafie e capolarato", evidenzia come anche in
Abruzzo ci siano procedimenti giudiziari aperti legati al
caporalato che sono accaduti in provincia di Teramo e nella zona
del Fucino, in particolare nei territori comunali di Avezzano,
Pescina e Luco dei Marsi. Proprio il Fucino è motore economico
della Marsica e dell'intera provincia: mille ettari coltivati a
ortaggi, verdure e patate, con più di 500 soci produttori, oltre
20 milioni di euro di fatturato annuo, due marchi Igp (per la
patata del Fucino e la carota dell'altopiano) e circa 10mila
lavoratori, soprattutto stagionali. Per le aziende agricole
della zona, le lavoratrici e i lavoratori stranieri sono una
risorsa, tanto che nel 2020, anno del lockdown da Covid, la
sezione provinciale di Confagricoltura ha organizzato voli
charter dal Marocco per centinaia di lavoratori del paese
nordafricano. Tuttavia il settore si nutre annualmente di un
flusso di migranti stagionali che rientrano nei cosiddetti
"decreti flussi" per l'ingresso regolare nel nostro paese. La
Caritas è tra le organizzazioni di supporto. (ANSA).
Openpolis, meno tutele ad agricoltori stranieri in Abruzzo
L'analisi, contratti più precari rispetto a colleghi italiani