(ANSA) - L'AQUILA, 01 MAR - Dietro al bancone era un
"cacciaparole", di quelle persone consapevoli che il lavoro di
barista va ben oltre la semplice somministrazione.
Barzellette eleganti, caffè dalle tre c ("cavolo come coce")
e un'atmosfera che sapeva di casa avevano fatto breccia nel
mosaico cittadino.
La nuova posizione, a ridosso della Rotonda appunto, è
diventata un punto di riferimento per calciatori, rugbisti e
tifosi, un luogo di ritrovo dove le passioni sportive si
intrecciavano con le amicizie sincere. E così, tra una partita e
l'altra, il bar di Pitò è diventato il cuore pulsante della vita
sociale aquilana. Nella nuova location il bar divenne il punto
di riferimento per lo sport in città. "Questo era il covo
dell'Aquila Calcio - ricordava volentieri ai suoi clienti -
specialmente dal '90 al '94 quando la squadra tornò in serie C.
Eravamo una famiglia. Ci si vedeva la sera, i giocatori ci
venivano a trovare con mogli e fidanzate, ufficiali e non. E poi
venivano spesso anche quelli della palla ovale".
L'evoluzione della città nel post-sisma ha reso le cose più
difficili, in quanto molti bar si sono ricollocati tra il viale
della Croce Rossa e Corrado IV. Di qui la scelta di chiudere nel
2013, cosa che non ha evitato a Pitone, di ricevere - dieci anni
più tardi - l'onorificenza dell'Aquila di Diamante per il
commercio. Ma più delle medaglie e dei riconoscimenti, ciò che
in questi anni è mancato agli aquilani sono i momenti condivisi
nel bar. (ANSA).
Morto Pitone, il suo bar segnò la storia dell'Aquila Calcio
Pietra miliare per 50 anni, locale amato anche dai rugbisti