(ANSA) - PESCARA, 17 GIU - Realizzare piani regionali
settoriali e piani comunali per l'adattamento ai cambiamenti
climatici. A proporlo è la delegata WWF Italia per l'Abruzzo,
Filomena Ricci, in occasione della Giornata mondiale per la
lotta alla desertificazione, interpellata dall'ANSA per
commentare i dati allarmanti di una ricerca dell'Università
'D'Annunzio' di Chieti-Pescara relativa ai cambiamenti climatici
nella regione.
Secondo il Wwf regionale bisogna individuare le azioni, le
priorità e i necessari finanziamenti per adattare il territorio
agli effetti dei cambiamenti climatici. "Dopo l'approvazione del
Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici (PNACC)
nello scorso dicembre - spiega la Ricci - si apre la fase
finalizzata a garantire l'immediata operatività del Piano
mediante il lancio delle azioni. Si tratta di una priorità
strategica per tutto l'Abruzzo, se non si agirà immediatamente
individuando le azioni da compiere, i costi per la ricostruzione
dai danni dei sempre più probabili eventi estremi saranno
infinitamente più grandi, per non parlare della eventuale
incalcolabile perdita di vite umane. Già ora i cittadini e le
imprese abruzzesi stanno iniziando a pagare di tasca propria le
conseguenze dei ritardi nella prevenzione ai cambiamenti
climatici. Individuare e realizzare le misure per rendere più
sicura la vita, la casa e il lavoro degli abruzzesi dagli
effetti dei cambiamenti climatici è quanto mai urgente".
Tornando ai piani regionali e comunali per il Wwf Abruzzo
"sarà importante calare tale attività a livello locale,
coinvolgendo, supportando e incentivando i Comuni nella
redazione di piani comunali per l'adattamento ai cambiamenti
climatici che si integrino non solo con i piani di protezione
civile, ma anche con i piani regolatori e che individuino azioni
concrete da finanziare e porre in essere nei propri territori
per prevenire e abbassare i rischi legati agli incendi, alle
instabilità e alle fragilità idrogeologiche, all'erosione
marina, alle alluvioni e inondazioni, ad ottimizzare l'uso della
risorsa acqua, la perdita di fertilità e la desertificazione dei
suoli".
"A mero titolo di esempio - sottolinea la Ricci - tra le
azioni da prendere in considerazione in una regione come la
nostra non può non esserci l'adeguamento della pianificazione
costiera all'innalzamento del livello medio del mare, agendo sia
sui fenomeni erosivi in atto con un approccio integrato e
sistemico, sia evitando che vengano realizzati nuovi
stabilimenti e strutture fisse sulla fascia più vicina al mare.
Proprio il contrario di quello che sta accadendo nel territorio
della Via Verde, dove si rendono permanenti strutture che
avrebbero dovuto essere stagionali e si autorizzano nuovi
stabilimenti balneari fissi".
Circa 10 anni fa la Regione Abruzzo (Del. GR n. 308 del 29
aprile 2015) individuò il Profilo Climatico e le Linee guida per
un piano regionale di adattamento ai cambiamenti climatici sulla
scorta delle evidenti vulnerabilità del territorio come la
fragilità delle aree costiere, i fenomeni franosi delle aree
collinari interne e, soprattutto, l'elevato rischio per l'area
metropolitana Chieti-Pescara fortemente inurbata e minacciata da
eventi estremi, che i cambiamenti climatici hanno ormai
trasformato in ordinari. "È solo una casualità - conclude la
Ricci - che l'Abruzzo sia stato risparmiato nell'ultimo periodo,
anzi, la morfologia del territorio abruzzese con catene montuose
elevate a ridosso della costa presenta un livello di rischio tra
i più alti di tutto il Mediterraneo". (ANSA).