(ANSA) - ISERNIA, 25 GIU - "Sono molto colpito, ma non è la
prima volta che accade. Assistiamo alla banalizzazione della
morte come se fosse diventata una procedura da semplificare,
dove la morte di un coetaneo viene sbrigata con modalità in cui
si percepisce un crollo dell'empatia.
Lo ha detto all'ANSA Rosario Sorrentino, neurologo e divulgatore
scientifico, in riferimento all'omicidio di un 17enne a Pescara,
ucciso da due coetanei. "L'adolescenza è un'età meravigliosa -
ha detto ancora Sorrentino -, ma si contraddistingue per un'alta
propensione al rischio e al pericolo, con azioni, comportamenti
e decisioni che risentono molto di una prevalenza, in questa
età, dei circuiti dell'emozioni, dove la rabbia, l'aggressività
e gli impulsi prevalgono spesso sulla ragione".
Al neurologo abbiamo chiesto come l'uso preminente dei social
possa agire sul cervello: "Un cervello a trazione anteriore,
quello dell'adolescenza, arriva a commette azioni talvolta
sconvolgenti. Il cervello, quando alterato da droga, alcol,
cannabis e altre sostanze psicoattive non ascolta più la voce
della ragione che proviene dalla corteccia pre-frontale di
quest'organo e che ci trasferisce quel comando: fermati non lo
puoi dire, fermati non lo puoi fare, facendo prevalere
tutt'altro messaggio: saltagli addosso, fagliela pagare". Ma
dopo l'esperienza del lockdown è sicuramente molto più complesso
spiegare ai ragazzi i danni provocati dall'uso distorto dei
social: "Penso che l'esperienza del lockdown sia stata una
gigantesca incubatrice - ha commentato il neurologo - che ha
slatentizzato, a dismisura, diverse forme di disagio mentale e
incrementando l'addiction facendo lievitare tossicodipendenze
senza droga. Con l'abuso dei social fa ritardare, ulteriormente,
la maturazione di quella parte del nostro cervello che dovrebbe
imprimere un freno, una censura a certi comportamenti, a certe
pulsioni. Nel caso specifico, riportato dalla cronaca - ha
proseguito -, assistiamo a una sorta di condivisione di una
progettualità terrificante che mirerebbe a sopprimere, a
fargliela pagare in quanto venuto meno a regole o codici molto
discutibili, sconfinando così nella tragedia. Persone
irreprensibili, insospettabili, che commettono poi azioni
allucinanti. Ci troviamo di fronte alla tragedia della
normalità". E allora cosa fare? "Bisogna entrare nelle scuole
con i neuroscienziati, mostrare ai giovani il funzionamento del
loro cervello, con dei modellini e spiegare perché in quella
fase della loro vita si assumono determinati atteggiamenti,
ricordando loro che il cervello, soprattutto alla loro età, è il
'Re' della nostra esistenza e va rispettato in ogni modo.
Assumere sostanze o atteggiamenti sbagliati come per esempio la
mancanza prolungata di sonno può essere l'esordio di una serie
di disturbi e malattie psichiatriche che rischiano di rimanere
per tutta la vita. La mia proposta rivolta alla politica - ha
concluso - è che ci siano incontri generazionali tra scuola,
famiglia e studenti, dove esperti del cervello possano spiegare
attraverso un nuovo linguaggio quello che accade in questa fase
della vita, altrimenti si rischia un dialogo tra sordi". (ANSA).
Omicidio Pescara:neurologo,banalizzazione morte e crollo empatia
Sorrentino, spiegare uso sostanze e social e danni al cervello