(ANSA) - PESCARA, 13 NOV - La Corte d'appello tributaria
dell'Abruzzo, sezione 7, ha ritenuto infondato il criterio del
"comprensorio dinamico" sostenuto dai dirigenti del Consorzio di
Bonifica Centro, che quindi non può variare il suo perimetro di
contribuenza "all'insaputa di coloro che vi hanno interesse";
inoltre ha sentenziato che il piano di riparto costruito in
assenza dell'accertamento dell'indice di beneficio di bonifica
per ciascun contribuente è illegittimo. La sentenza del 4
novembre accoglie dunque il ricorso di Gabriele Trovarelli,
presidente del Comitato Bonifica Sostenibile, e costituisce un
precedente importante per determinare i tributi dei consorziati.
Diversi sono i ricorsi presentati nel 2023 da aziende e privati
riuniti nel Comitato contro il Consorzio in merito all'aumento
dei tributi.
La Corte, dopo aver delimitato il "perimetro di
contribuenza", richiama in sentenza i passaggi che portano alla
corretta determinazione del tributo: "L'attività successiva è
data dall'accertamento dell'indice di beneficio di bonifica
tratto da ciascuna proprietà. Ciò avviene attraverso il piano di
classifica degli immobili per il riparto degli oneri consortili,
che devono indicare il predetto indice attribuito ad ogni
singola proprietà consorziata. L'osservanza di tale regola
costituisce il presupposto di legittimità della ripartizione
annuale delle spese consortili mediante gli appositi 'piani di
riparto'.
"Il piano di riparto - conclude la sentenza - è altrimenti
illegittimo, come nel caso in attenzione, non essendosi
verificate le condizioni previste dalle norme citate".
Durante i 7 anni di commissariamento, osserva Trovarelli, "il
Consorzio non ha mai proceduto all'accertamento 'dell'indice di
beneficio di bonifica' per ciascuna proprietà, e non lo ha fatto
nemmeno con riferimento all'intero comprensorio gestito, ma si è
limitato a indicare tariffe utili a coprire le perdite di
bilancio che, anno per anno, andava accumulando grazie alla
depurazione civile e industriale".
Nel 2023, prosegue Trovarelli, "ha abbozzato uno pseudo
indice globale di beneficio di bonifica, caricando ai
consorziati il 70% dei costi della depurazione industriale, atti
nuovamente impugnati dinanzi il Tar".
"Noi del Comitato abbiamo più volte indicato al Consorzio la
strada da seguire, riferire l'indice al consumo effettivo di
acqua e al tipo di coltura. Procedura che avrebbe consentito ai
consorziati di pagare per il beneficio ricevuto e per quello che
consuma. Sarebbero state correttamente tassate le colture non
irrigue (grano, olivo, vite doc) o non irrigate, e avrebbero
ricevuto la corretta imposizione le colture idrovore. Ad oggi,
un sistema di tassazione distorto ha consentito di tassare
terreni privi di beneficio di bonifica (strade, fossi, terreni
non coltivabili, terreni in pendenza, terreni non serviti),
situazioni che hanno sviluppato un poderoso contenzioso dinanzi
la Corte di Giustizia Tributaria".
"Auspichiamo, anche alla luce di quest'ultimo pronunciamento
e della verificazione contabile in corso disposta dal Tar -
conclude Trovarelli - che la nuova dirigenza voglia ascoltare le
nostre istanze e porre fine al disordine che ha regolato la
determinazione del contributo consortile di bonifica,
ripristinando i principi regolatori in materia". (ANSA).
Corte Tributaria, illegittimo piano riparto Consorzio Bonifica
Su aumento tributi ricorsi dal Comitato Bonifica sostenibile