Abruzzo

Arta, microscopio ottico per tutelare identità del tartufo

Dionisio, prospera in habitat protetti nella loro globalità

Redazione Ansa

(ANSA) - L'AQUILA, 05 DIC - Un microscopio ottico di ultima generazione, in grado di acquisire immagini ad alta risoluzione, per osservare la struttura dei tartufi d'Abruzzo. La tutela dell'identità del pregiato fungo ipogeo passa anche dal contributo scientifico che Arta Abruzzo ha inteso fornire durante la seconda edizione della Fiera internazionale del tartufo d'Abruzzo svoltasi a L'Aquila. L'Agenzia regionale per la tutela dell'ambiente è stata presente con uno stand espositivo all'interno del quale erano a disposizione dei visitatori le più moderne strumentazioni scientifiche per cogliere le più impercettibili sfumature nelle strutture delle nove varietà abruzzesi di tartufo. "La fiera è nata per far conoscere un prodotto di cui è ricca la nostra terra, di cui dobbiamo essere orgogliosi - dichiara il vicepresidente della Regione Abruzzo con delega all'Agricoltura e all'Ambiente, Emanuele Imprudente - Da questo privilegio deriva il dovere di tutelare la ricchezza rappresentata dalle formazioni vegetazionali della regione e le tante aree soggette a frammentazione e consumo del suolo, attraverso il miglioramento delle tartufaie esistenti e l'incentivazione della forestazione".
    Mediante un sofisticato microscopio ottico di ultima generazione predisposto all'interno dello stand dell'Agenzia e grazie alla collaborazione di un team di esperti micologi, in servizio presso il Centro di riferimento regionale per la micologia del distretto Arta di l'Aquila, i partecipanti alla fiera hanno potuto osservare le caratteristiche delle spore presenti in tutte le varietà di tartufo.
    "Esiste un filo conduttore che lega Arta Abruzzo - dichiara il direttore generale dell'Agenzia, Maurizio Dionisio - con la tutela del prelibato fungo ipogeo: il continuo monitoraggio dei principali fattori ambientali ben si coniuga con la purezza di un prodotto che trova il suo habitat naturale all'interno di un ecosistema protetto nella sua globalità". La relazione esistente tra le caratteristiche peculiari del territorio abruzzese e la produzione di varietà di pregio di tartufo è strettamente legata agli ecosistemi presenti. Ad esempio, nelle zone ricche di faggeti e pioppeti, spesso ubicate nelle vaste e umide foreste della provincia di Chieti, si creano le condizioni ottimali per la crescita del Tuber Magnatum Pico, il rinomato tartufo bianco abruzzese, apprezzato per le sue qualità inconfondibili. Allo stesso tempo, il tartufo nero pregiato (Tuber melanosporum Vitt.) prospera ad alta quota, a partire dai 1000 metri, nelle tantissime zone collinari e pedemontane dell'Aquilano. Il tartufo nero uncinato o scorzone invernale (Tuber uncinatum Chatin) si sviluppa, invece, preferibilmente in boschi di alberi a foglia larga e su terreni prevalentemente argillosi, mentre il bianchetto (Tuber borchii Vitt.) cresce addirittura lungo la costa, in prossimità di pinete e terreni sabbiosi.
    Questa variegata distribuzione del tartufo in base alle caratteristiche ambientali ed ecosistemiche specifiche conferma l'interconnessione tra la geografia del territorio abruzzese e la diversificata produzione di pregiatissime varietà di tartufo.
    "Promuovere la tutela delle tartufaie, difendere gli ecosistemi, prevenire la frammentazione del territorio e incoraggiare la forestazione - continua Imprudente - sono obiettivi centrali nell'azione amministrativa dell'Assessorato all'Agricoltura che stiamo perseguendo tramite i bandi previsti dal Complemento di Programmazione per lo Sviluppo Rurale (Csr) e tutto il resto della programmazione dei fondi comunitari attuata sino ad oggi.
    Questi sforzi - conclude il vice presidente - mirano non solo a salvaguardare le risorse naturali attuali, come le tartufaie, ma anche a creare un ambiente sano e sostenibile per le generazioni future". (ANSA).
   

Leggi l'articolo completo su ANSA.it