(ANSA) - ASSERGI, 30 APR - La più grande comunità identitaria nell'Italia centrale, con un territorio che si estende su tre regioni e comprende 5 province e 44 comuni, un territorio, quello del Parco nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, con tutte le carte in regola per essere una valida alternativa a un modo di vita cui molti sono stati costretti, nelle città, in questo periodo di emergenza sanitaria. Ne è convinto Tommaso Navarra, presidente di un'area protetta che naturalmente si candida a rappresentare il contesto ideale per attuare il distanziamento sociale richiesto per arginare il contagio da Covid-19.
"Da un punto di vista economico - osserva Navarra - la nostra naturalità è stata spesso confusa con arretratezza, ma dobbiamo pensare a quanto invece valgono, ad esempio, i nostri boschi vetusti". E al valore dell'economia circolare che ha ispirato il progetto 'Autoctonie', basato sulla filiera della lana e della carne ovina, con la storia che si unisce alla sostenibilità ambientale, al Made in Italy e al km zero. Membri fondatori e promotori sono, insieme al Parco, le Sezioni Sistema Moda e Agroalimentare di Confindustria Chieti Pescara, Belisario, Brioni, Fratelli Piacenza, Pianeta Formazione, Spiedì, Ara Associazione Regionale Allevatori d'Abruzzo, Associazione Pecunia per la valorizzazione della lana nel Parco nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga.
E poi la mobilità sostenibile. "Con un finanziamento del ministero dell'Ambiente - ricorda Navarra - realizzeremo colonnine di ricarica elettrica per veicoli, distanziate fra loro al massimo 60-80 km, anche nelle località dove non ci sono più distributori di carburanti. Prevediamo anche un tour del Parco in elettrico".
Per Navarra al momento di 'ripartire' non si potrà e non si dovrà più puntare su un turismo predatorio 'mordi e fuggi'.
"Abbiamo un patrimonio immobiliare sul territorio che si presta alla formula dell'albergo diffuso, l'alternativa potrebbe essere rifunzionalizzare questo patrimonio, puntare sull'attrattiva culturale per consentire una ricettività diffusa che rispetti il distanziamento sociale". Un problema da risolvere è il fatto che spesso questi immobili fanno riferimento a molti proprietari, eredi di quelli originari, edifici abbandonati che devono ancora essere suddivisi. "L'ipotesi potrebbe essere trasmettere la proprietà a chi può utilizzarli, regolarizzando anche un'intestazione catastale ormai senza senso". E ricostruire una bella casa patriarcale prevedendo, magari, un annesso parco avventura o una rete sentieristica.
"Non bisogna vivere con fretta, dobbiamo essere pronti alla riapertura totale, ma prima dobbiamo, per così dire, finire i compiti a casa, rifunzionalizzare un patrimonio enorme che non è ancora in rete. Per fare ciò potremo impiegare anche i fondi per la ricostruzione, a disposizione dei comuni dei crateri sismici". (ANSA).
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