(ANSA) - L'AQUILA, 27 FEB - Vivere e insegnare all'Aquila
negli anni del post sisma ha arricchito il suo bagaglio di
esperienze professionali umane e ora la geografa Lina Calandra,
responsabile del Cartolab, Laboratorio di cartografia del
Dipartimento di Scienze Umane dell'Università dell'Aquila, può
guardare a eventi come il terremoto che ha colpito Turchia e
Siria da un punto di vista consolidato sul campo di una città in
continua ri-definizione, parte della quale raccontata in
progetti di fotografia sociale e documentaria come "Lo stato
delle cose. Geografie e storie del doposisma", realizzato nel
capoluogo, nelle sue frazioni e nei paesi del cratere sismico.
"La recente catastrofe che si è abbattuta su Siria e Turchia
è di dimensioni incomparabili con quella che abbiamo vissuto noi
- sottolinea - e lo dico sia dal punto di vista dell'entità dei
danni e delle vittime sia da quello delle possibili
ripercussioni in materia sociale ed economica, con conseguente
crescita di flussi migratori". Troppo presto, forse, per pensare
a qualsiasi azione di ricostruzione, tuttavia, secondo la
docente Univaq è importante avere idee chiare sin da subito su
quelli che saranno i parametri.
"Bisognerà prestare grande attenzione al rapporto
individuo/luogo: i nuovi insediamenti abitativi - commenta -
oltre a garantire a quante più persone possibile la possibilità
di restare a vivere in queste aree, dovranno avere memoria di
pratiche, abitudini, consuetudini di quello che è stato.
Altrimenti si rischia di stradicare intere comunità dal loro
passato". Tutto questo è possibile a una sola condizione: "Gli
abitanti - spiega - devono mantenere la governance della
ricostruzione, anche se questo significa ritardare di qualche
anno l'avvio dei lavori. Accettare soluzioni calate dall'alto
può essere rischioso". Quanto successo all'Aquila con la
realizzazione dei quartieri antisismici del Progetto Case non
può avere una lettura univoca. "Da una parte - valuta la docente
- questi nuovi insediamenti hanno permesso a migliaia di persone
di restare a vivere sul territorio. Dall'altra in pochissime
new-town è stata ricreata quella socialità di prossimità
ante-sisma, scudo per i più fragili, giovani e anziani". (ANSA).
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