A causa dell’impatto dell’emergenza sanitaria sull’aspettativa di vita, sull’occupazione e sulla povertà, i 27 Paesi dell’Unione europea hanno registrato un leggero calo nel progresso degli indicatori degli Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs) per la prima volta dal 2015. Porre fine alla pandemia in tutto il mondo rappresenta quindi il prerequisito per accelerare il progresso verso i 17 Obiettivi: lo stato e la velocità di avanzamento attuali non sono sufficienti per poter raggiungere i Goal dell’Agenda entro il 2030. È quanto sottolinea lo Europe sustainable development report 2021 pubblicato a dicembre dal Sustainable development solutions network (Sdsn) in collaborazione con l’Institute european environmental policy. Il Rapporto offre annualmente una panoramica sul percorso compiuto dai Paesi dell’Ue, dagli aspiranti membri, dal Regno unito e dagli Stati dell’European free trade association, e sulle azioni necessarie per poter realizzare l’Agenda 2030.
Alimentazione e ambiente gli ostacoli principali. La sfida maggiore che l’Europa si trova ad affrontare è relativa al Goal 2 (Sconfiggere la fame): la dieta della popolazione europea risulta infatti poco bilanciata e caratterizzata da un consumo eccessivo di carne e zuccheri. Anche gli indicatori del Goal 12 (Consumo e produzione responsabili), del Goal 13 (Lotta contro il cambiamento climatico), del Goal 14 (Vita sott’acqua) e del Goal 15 (Vita sulla terra) presentano un andamento negativo.
Tra il 2019 e il 2020, i target del Goal 8 (Lavoro dignitoso e crescita economica) e del Goal 1 (Sconfiggere la povertà) hanno registrato un significativo peggioramento, in particolare a causa dell’aumento dei giovani che non studiano né lavorano (Neet) e della crescita del tasso di povertà.
Ampio divario tra i Paesi. Sebbene ci siano sfide comuni a tutti i Paesi europei, anche a Finlandia, Svezia e Danimarca, prime in classifica, sono tuttavia evidenti profonde differenze tra i Paesi del Nord e del Sud Europa e tra i Paesi membri dell’Unione europea e quelli candidati all’adesione. Il divario è significativamente evidente per gli indicatori dei target socio-economici, in particolare per il Goal 9 (Imprese, innovazione e infrastrutture), e per alcuni target del Goal 16 (Pace, giustizia e istituzioni solide). L’Italia si posiziona, come nel 2020, al 23esimo posto su 34 Paesi, con un punteggio pari a 68,5, in leggero miglioramento rispetto a quello dell’anno precedente di 67,1. Le sfide maggiori sono rappresentate dai Goal 2, 13, 14 e 15.
Lo stile di vita europeo impatta negativamente gli altri continenti. Nel Global SDG index, che prende in considerazione i Paesi di tutto il mondo, le prime venti posizioni sono occupate da Stati europei, ad eccezione del Giappone. Lo stile di vita europeo ha tuttavia conseguenze su altri Paesi, ad esempio in termini di deforestazione, perdita di biodiversità, corruzione, concorrenza sleale e sfruttamento della manodopera, in particolare quella femminile. Intervenire sull’international spillover, diminuendo le ricadute negative delle politiche degli Stati europei e dei consumi della popolazione sugli altri Paesi, è una delle sfide individuate dal Rapporto. Affrontare le questioni ambientali, combattendo il cambiamento climatico, e ridurre le disuguaglianze fra i Paesi, colmando le disparità nelle performance per il raggiungimento degli SDGs, sono le altre azioni che l’Europa deve intraprendere con urgenza.
Il Rapporto indica inoltre quattro azioni prioritarie per accelerare il raggiungimento degli Obiettivi a livello europeo e internazionale:
1) pubblicare una dichiarazione congiunta da parte della Commissione europea, del Parlamento europeo e dal Consiglio europeo per riaffermare l’impegno dell’Ue per l’attuazione dell’Agenda 2030;
2) redigere una comunicazione della Commissione europea, individuando modalità, tempistiche e piani con cu l’Ue intende realizzare i Target dell’Agenda 2030;
3) coinvolgere la società civile, rinnovando il mandato della Piattaforma multi-stakeholder o instaurando un nuovo meccanismo di mobilitazione;
4) preparare una Eu voluntary national review della Commissione europea in vista dello SDGs Summit delle Nazioni unite che si terrà a settembre 2023, analizzando le priorità interne, le azioni internazionali e la diplomazia.
Pnrr italiano e SDGs: punti di forza e criticità. Il Rapporto analizza anche i Piani nazionali di ripresa e resilienza (Pnrr) dell’Italia e della Spagna secondo gli SDGs. Dallo studio emerge che oltre il 90% delle misure del Piano italiano sono legate agli Obiettivi, in particolare al Goal 9 (Imprese, innovazione e infrastrutture) e al Goal 8 (Lavoro dignitoso e crescita economica). Non mancano i riferimenti al Goal 13 (Lotta contro il cambiamento climatico), al Goal 4 (Educazione di qualità), al Goal 7 (Energia pulita e accessibile) e al Goal 11 (Città e comunità sostenibili).
Il Rapporto evidenzia tuttavia l’assenza di misure e la mancata distribuzione di fondi per alcune aree critiche come la salvaguardia dell’ambiente e della biodiversità marina e terrestre, indicate nei Target dei Goal 14 (Vita sott’acqua) e Goal 15 (Vita sulla terra). Si riscontrano delle criticità anche per il Goal 2 (Sconfiggere la fame): sono previsti ad esempio investimenti per incrementare la sostenibilità della filiera agroalimentare, ma non vengono affrontati i problemi collegati all’alimentazione, come l’alto tasso di obesità.
di Maddalena Binda
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