“Il presente documento si pone l’obiettivo di mostrare e valorizzare l’impegno delle aziende italiane aderenti al Global Compact delle Nazioni unite sulla decarbonizzazione, per giocare il proprio ruolo nel raggiungimento degli Obiettivi dell’Accordo di Parigi e del target che sì è posta l’Unione europea di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050”.
Così si apre il position paper “Italian business and decarbonization: a just and inclusive transition”, prodotto nel 2021 dall’Un Global Compact Network Italia, con il contributo attivo di numerose imprese nazionali aderenti all’Un Global Compact, l'iniziativa Onu nata per incoraggiare le aziende di tutto il mondo ad adottare politiche sostenibili, nel rispetto della responsabilità sociale d'impresa.
Il documento è stato presentato lo scorso 19 gennaio durante un evento, svoltosi in partnership con il Commissariato Generale d’Italia per Expo 2020 Dubai e trasmesso in live streaming dal Padiglione Italia, a cui hanno partecipato, tra gli altri, il commissario generale Paolo Glisenti, Marco Frey, presidente dell’Ungcn Italia, ed Enrico Giovannini, ministro delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili.
I contenuti. Il paper di Ungcn Italia si pone l’obiettivo di valorizzare l’impegno delle aziende nazionali sul tema della decarbonizzazione, approfondendo gli sforzi compiuti e i risultati registrati in supporto degli obiettivi climatici. Il documento raccoglie circa 30 business-case di imprese operanti nei settori più rappresentativi del tessuto imprenditoriale italiano (multiutilities, industria, manifattura, finanza, moda e lusso, food and beverages, trasporti), analizzando la governance e la legislazione in materia, sul piano nazionale e internazionale.
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Il paper, inoltre, formula alcune significative linee guida per il successo delle singole azioni climatiche. Molte aziende del Global Compact hanno già definito obiettivi di riduzione delle emissioni science-based e fissato target per raggiungere un’economia net-zero al 2050: “tali sfide sono da leggersi anche in un’ottica di opportunità da cogliere, per rendere i business più resilienti e competitivi nel lungo periodo”, sottolinea l’Ungcn.
Ma come si possono raggiungere, effettivamente, questi traguardi?
La governance. “Le aziende sono chiamate ad affrontare la sfida di integrare nelle proprie strategie gli obiettivi di decarbonizzazione e sostenibilità con una modalità che sia coerente e perseguibile rispetto al piano industriale”, si legge nel documento. Inoltre, i rischi e le opportunità derivanti dalla questione climatica devono essere il risultato di un ampio processo di coinvolgimento, a partire dai consigli di amministrazione e i comitati interni.
Sempre su questa scia, un’azione aziendale integrata sui temi della decarbonizzazione non deve includere solo settori che si occupano di “sostenibilità”, ma avere “un ruolo trasversale”, contaminando tutti i settori dell’impresa. È necessario a questo scopo promuovere iniziative di sensibilizzazione e formazione dei dipendenti, con il proposito di creare una cultura della sostenibilità, affiancata, ad esempio, ai bonus di risultato.
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Le strategie. Secondo l’Ungcn, le aziende devono “essere preparate” a intercettare le dinamiche, le necessità e gli obiettivi derivanti dal processo di decarbonizzazione, considerando un orizzonte temporale più lungo rispetto al piano industriale – pianificando target che possano arrivare al 2030, e non solo. Inoltre, la riduzione delle emissioni non deve riguardare solo l’azione della singola impresa, ma anche le catene di fornitura e l’intera value chain con cui interagisce, permettendo di gestire gli impatti inquinanti anche su fornitori, partner e stakeholder.
Tutto questo, naturalmente, non sarebbe possibile senza investimenti programmati, capaci di rafforzare “in termini di competitività, resilienza e reputazione l’impresa stessa” – considerando quindi la transizione ecologica un “volano per la competitività” e non un ostacolo.
Il settore finanziario. Anche la finanza, per il Global Compact, ha un ruolo cruciale in questo passaggio: gli operatori di settore possono influenzare le aziende, orientandole verso scelte più sostenibili, favorendo processi di transizione dalle imprese "brown" a quelle "green". La crescente domanda di rendicontazione richiesta alle aziende sui rischi climatici delle attività economiche, formalizzata ad esempio con la Tassonomia europea, è un altro elemento importante, e “sfidante”, per le imprese, volto ad aumentare la trasparenza della comunicazione ed evitare il rischio di "greenwashing".
di Flavio Natale
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