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Servizi educativi 0-6 anni: l’Italia rischia di rimanere a corto di educatori

Redazione Ansa

Il Piano nazionale di ripresa e resilienza prevede importanti investimenti nella costruzione e ristrutturazione di nuovi servizi educativi per l’infanzia e di scuole dell’infanzia, ma è necessario affrontare con urgenza “l’attuale carenza di docenti nella scuola dell’infanzia in molte regioni”, e il “prossimo grande fabbisogno di educatori per i nuovi servizi per l’infanzia”.             

È quanto emerge dal documento “Criticità attorno al sistema educativo 0-6: l’Italia rischia di perdere un’altra occasione per sostenere i diritti dei bambini e delle bambine e per aiutare le famiglie con figli piccoli”, redatto dall’associazione Alleanza per l’infanzia e lanciato l’11 gennaio insieme alla rete #educAzioni di cui l’ASviS fa parte con altre nove associazioni italiane.

Occorre quindi, continua il documento, mettere subito in atto una progettazione articolata e congiunta tra atenei, amministrazioni regionali ed enti locali affinché educatrici, educatori e docenti vengano qualificati in numero corrispondente al fabbisogno previsto nei vari territori. Questo vale anche in un’ottica di lungo periodo: oltre al necessario potenziamento del tempo pieno in tutti i territori si prevede, infatti, che la carenza di personale si aggraverà ulteriormente per via del pensionamento di molti che, nei prossimi 10 anni, dimezzerà i docenti delle scuole dell’infanzia. Così, in aggiunta a quelli presenti, serviranno altri 32mila educatori ed educatrici.

Ma da dove deriva questa mancanza? Il problema deve essere approfondito a monte. I discenti (per lo più donne) che scelgono percorsi dedicati all’educazione di bambine e bambini nella fascia 0-3 anni, ad esempio, sono in numero relativamente basso rispetto al fabbisogno attuale e futuro. Inoltre, come si legge nel documento di approfondimento, “spesso la scelta di queste facoltà e? residuale, in quanto non si e? avuto accesso a facoltà a numero chiuso come Scienze della formazione primaria (che apre l’accesso a lavorare, oltre che nella scuola per l’infanzia, anche nella scuola primaria), o Scienze sanitarie (logopedia, fisioterapia, infermieristica/ostetricia), che potenzialmente sono maggiormente retribuite”. A questo fattore si aggiungono le differenze salariali, le limitate opportunità di progressione di carriera e la scarsa considerazione sociale del ruolo educativo nella prima infanzia.


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Una carenza a scapito di genitori e figli. Il mancato sostegno a fornire servizi che rendano il sistema educativo italiano di alta qualità non solo ha effetti diretti negativi sulle famiglie, soprattutto sulle madri che senza servizi adeguati sono le prime a dover rinunciare alla propria vita professionale, ma anche sui futuri cittadini e cittadine. “L’offerta di servizi di cura ed educazione deve essere di alta qualità, per promuovere lo sviluppo delle potenzialità di ciascun bambino/a, nella prospettiva di costruire una società più equa e inclusiva”, si legge nel documento.

L’accessibilità ai servizi non è uguale per tutte e tutti. L’offerta educativa risulta assolutamente disomogenea lungo la penisola italiana, dove molti territori sono connotati sia da tassi particolarmente alti di povertà assoluta, povertà educativa e abbandono scolastico, sia da una forte carenza di servizi educativi per l’infanzia. L’accesso a un sistema integrato 0-6, secondo quanto evidenziato dal documento, deve essere messo in atto per “fronteggiare la duplice sfida di estendere l’offerta educativa in maniera articolata sui diversi territori e di garantirne la qualità educativa e l’inclusività”.


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Sul tema dell’educazione e sul ruolo del governo, la rete #educAzioni discuterà durante l’evento “Le parole sono importanti. Un mini-vocabolario per rileggere quelle del Governo”, che avrà luogo il 1 febbraio dalle ore 15 alle 17:30 in diretta streaming sulla pagina Facebook della rete. Alla discussione, oltre ai rappresentanti delle associazioni che fanno parte della rete educAzioni, parteciperanno: Marco Rossi Doria, presidente di Con i Bambini - impresa sociale; Manuela Naldini, professoressa ordinaria del dipartimento di culture, politica e società e sociologia dei processi culturali e comunicativi, Università degli Studi di Torino; Gianfranco Viesti, professore ordinario di economia applicata, dipartimento di scienze politiche dell’Università di Bari “Aldo Moro”; Linda Laura Sabbadini, direttrice del dipartimento per lo sviluppo di metodi e tecnologie per la produzione e diffusione dell’informazione statistica all'Istat; Daniela Ionita, rappresentante del movimento Italiani senza cittadinanza.

 

di Giulia D’Agata

 

 

Fonte copertina: gpointstudio, da 123rf.com

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