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“Italia Generativa”: Paese concentrato a stare in equilibrio anziché sul futuro

Redazione Ansa

Un Paese “in surplace, come “il ciclista dalle grandi potenzialità ma tutto concentrato nel rimanere in equilibrio sul posto, piuttosto che nel lanciarsi verso il futuro che lo attende”.

È questa l’immagine dell’Italia restituita dal primo Rapporto “Italia Generativa”, realizzato dal Centre for the anthropology of religion and generative studies (Arc) dell'Università Cattolica di Milano con il contributo di Fondazione Unipolis, presentato in Senato il 12 gennaio. Un documento che esplora come le economie possano svilupparsi e rimanere sostenibili nel tempo, attraverso una transizione generazionale che richiede un pensiero dinamico e di lungo respiro, un approccio integrato e un agire concreto, trasformativo e contributivo.

L’obiettivo è quello di puntare a costruire i presupposti per una società generativa: una società in grado di ricreare costantemente le condizioni più favorevoli per la crescita personale, sociale, economica, culturale e istituzionale, che promuove l'intraprendenza, il miglioramento delle condizioni di vita, la generazione di valore economico, sociale, ambientale, istituzionale, simbolico e la sua condivisione orizzontale.

Le cinque direttive per liberare la generatività dell’Italia. Il Rapporto individua nella generatività lo strumento per sciogliere cinque nodi che bloccano il Paese: aree di rischio nel percorso di abilitazione/capacitazione di persone e gruppi che possono compromettere lo sviluppo economico, la coesione sociale e la rigenerazione istituzionale.

  1. Investire nel futuro
    Nell’attuale clima di incertezza e precarietà, serve una scuola nuova, che valorizzi la pluralità e l’originalità dei singoli talenti. Investire è un modo per allungare l'orizzonte temporale dell’umanità, ma la società italiana fatica a creare le condizioni culturali e istituzionali per renderlo possibile. Il Pnrr offre un'occasione storica per attivare e orientare nuove energie generative verso un fine comune, nonché per favorire il ritorno alla centralità dell’investire.
  2. Prima le persone
    L’Italia registra tassi di natalità e fertilità tra i più bassi al mondo, a fronte di un progressivo invecchiamento della popolazione, e i giovani non sono messi nelle condizioni di far fiorire le loro capacità e competenze. È necessario un grande sforzo collettivo per ristabilire un maggiore equilibrio negli investimenti a favore delle diverse generazioni, ad esempio bilanciando la spesa sociale dedicata alla protezione degli anziani con l’investimento nella formazione dei giovani. 3. Contro la disuguaglianza demotivante (nonostante la spesa sociale)
    La mobilità sociale ascendente si è fermata nel nostro Paese, con titoli di studio e reddito atteso correlati al percorso scolastico e alla situazione economica della famiglia di origine. La logica dell’assistenza deve essere abbandonata a favore di quella della capacitazione generativa e occorre rompere i meccanismi di riproduzione delle disuguaglianze per stimolare una nuova mobilità ascendente.
  3. L’ecosistema della singolarità (per ricucire la penisola).
    L'Italia è un'economia basata sulle Pmi che formano un reticolo di scambi, collaborazioni ed interdipendenze. L’intrapresa nel nostro Paese è fortemente radicata nella famiglia e nel territorio, ma deve ancora affrontare la mancanza di una strategia produttiva e industriale a lungo termine, un apparato burocratico pesante, una mancanza di investimenti nell'innovazione e nella formazione. La prospettiva della generatività sociale invita a valorizzare l'unicità italiana pur nella sua frammentazione, investendo nella conoscenza, nella semplificazione della Pubblica Amministrazione, nella riduzione del carico fiscale e nella dotazione infrastrutturale.
  4. La nuova cornice del bene comune della sostenibilità.
    La sostenibilità è la leva cruciale per ripensare lo sviluppo del Paese, che deve riconoscere la relazione come fondamento di ogni pensiero sull'economia e sulla società. L'Italia si caratterizza per la ricchezza della sua società civile, ma oggi la partecipazione attraverso l'associazionismo e il volontariato è in calo. Gli atteggiamenti propositivi in tal senso delle nuove generazioni rischiano di essere riassorbiti nella staticità caotica della società italiana. Le istituzioni sono chiamate a implementare un contesto favorevole allo sviluppo del volontariato e a rinnovare l’attenzione verso queste realtà per costruire una società democratica migliore. La rigenerazione della partecipazione e la ricostruzione di un’idea di bene comune oggi sono possibili solo attorno alla sostenibilità.

L’approccio della generatività apre nuove possibilità. Il Rapporto evidenzia come l'Italia sia un Paese ricco e plurale, riconosciuto nel mondo come la patria della creatività e della genialità, ma caratterizzato anche da un forte sentimento di sfiducia e di rinuncia tra le generazioni, che ha portato all'emigrazione di molti giovani. Un Paese quindi vitale, ma che continua a sprecare i suoi talenti in un contesto caotico. Per sbloccare la situazione, secondo il documento, è necessario rigenerare condizioni adatte a favorire lo scatto in avanti, diventando una società più matura e consapevole della propria storia.

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di Monica Sozzi

 

 

Fonte copertina: mra7med

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