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Crisi climatica: per gli italiani c’è vita oltre l’auto privata in città

Redazione Ansa

In occasione della presentazione del bilancio finale di Clean Cities, la campagna itinerante di Legambiente che ha messo in luce il ruolo dei capoluoghi italiani nel guidare il Paese verso una mobilità a zero emissioni, il 16 marzo è stato presentato il sondaggio “Tipi mobili nelle città italiane”. Realizzata da Legambiente e Ipsos, in collaborazione con Unrae, l’Unione nazionale rappresentanti autoveicoli esteri, l’indagine ha analizzato le abitudini di mobilità su scala nazionale con un focus sulle grandi città (Roma, Napoli, Firenze, Milano e Torino) in tre macro aree: intensità, motivo e mezzi utilizzati.

Sono stati individuati diversi profili di “cittadini mobili”: i comportamenti degli italiani riguardo alla mobilità sono, infatti, variegati e segmentati, e ognuno di essi richiede una risposta diversa. Il 65% degli italiani si sposta nei giorni feriali, mentre il restante 35% si sposta nei giorni festivi. Roma e Firenze, con il 71%, sono le due città con la più alta percentuale di spostamenti nei giorni feriali. Mediamente, in Italia, il numero di ore dedicati agli spostamenti settimanale è pari a sei.

Per quale motivo ci spostiamo?

Analizzando i dati legati ai motivi degli spostamenti, emerge che il 37% degli intervistati, la percentuale più alta, si sposta per piacere, il 32% si sposta per commissioni e solo il 26% si sposta per lavoro o studio. Firenze (42%), Milano (38%) e Roma (36%), sono le città dove ci si sposta più per lavoro e studio.


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Con cosa ci spostiamo

Passando alla tipologia di mezzi utilizzati per gli spostamenti, il 66% degli italiani è legato all’utilizzo di auto e moto non elettriche. Firenze è la città con la percentuale più alta di utilizzo dell’auto privata (65%), mentre Milano è la città con la percentuale più bassa (49%). Il capoluogo lombardo spicca per la più alta percentuale di mezzi di spostamento leggeri (bici, ebike, monopattino o a piedi) con il 27%, e di mezzi sostenibili (mezzi pubblici, car sharing e auto privata elettrica) con il 24%.

Analizzando i profili dei “cittadini mobili” una fetta importante del campione nazionale (23%) è rappresentato dagli “aperti al pubblico”, ovvero da coloro che utilizzerebbero di più i mezzi pubblici e condivisi a fronte di un potenziamento dei servizi e una diminuzione dei costi. Milano è la città con la percentuale maggiore di questi cittadini, con il 25%, mentre Roma è la città con la percentuale più bassa, 16%.

Il 19% del campione nazionale è rappresentato dagli “obbligati ma insoddisfatti”, che preferiscono camminare o andare in bicicletta perché conviene. Sono disposti a rinunciare all’auto di proprietà, a fronte di una maggiore sicurezza stradale e un potenziamento dei servizi sharing.

Un’altra fetta importante del campione (14%) è rappresentata dagli “irriducibili individualisti”, una categoria che si muove tanto in tutti i giorni della settimana (circa 9,5 ore) e che utilizza l’auto privata anche per brevi spostamenti. Per loro, sottolinea l’indagine, l’auto non è solo un mezzo di spostamento, ma è un simbolo, un modo per affermare il proprio stato sociale. La sfida è riuscire a rendere appetibile l’elettrico per questa categoria di cittadini.

La stessa percentuale è rappresentata dalla categoria “aspiranti stanziali”, un gruppo di cittadini che si muove poco durante la settimana, ma quando si sposta, utilizza l’auto privata per comodità.

La categoria “consapevoli ma incerti”, con una percentuale del 11%, rappresenta quei cittadini che sono consapevoli dell’impatto delle auto sulla crisi climatica, ma hanno bisogno di una norma per compiere la svolta. Utilizzano la macchina, ma per brevi spostamenti non disdegnano bici e monopattino; sono favorevoli alla limitazione della circolazione dei mezzi pesanti e sono propensi all’acquisto dell’auto elettrica.


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Con il 6%, la fetta di cittadini definiti “attenti per caso” rappresenta una popolazione che non riconosce l’importanza della crisi climatica, ma compie scelte sostenibili perché più comode alle loro necessità. Si tratta di persone scarsamente legate all’auto che prediligono una mobilità leggera (bici, ebike, monopattino o a piedi).

Appena sotto c’è la categoria “attenti per scelta”, che con il 4% rappresenta quei cittadini consapevoli e allarmati dalla crisi climatica e che si sentono in dovere di agire per la salvaguardia del pianeta. Ritengono l’auto lontana dal loro concetto di vita, prediligono la mobilità leggere o di medio impatto (auto/moto sharing, auto elettrica). Auspicano un futuro in cui non esiste più il mezzo privato.

Con il 2% del campione, la categoria “inamovibili” rappresenta quei cittadini che riconoscono le proprie responsabilità ambientali, ma sono refrattari a qualunque limitazione alla circolazione dei mezzi pesanti e non incrementerebbero l’uso della mobilità leggera, dei mezzi pubblici e della mobilità condivisa, nemmeno a fronte di una maggiore sicurezza sulle strade e potenziamento dei servizi pubblici.

Il deficit italiano

“I dati emersi dal sondaggio sono chiari”, ha affermato Andrea Poggio, responsabile mobilità di Legambiente. “I cittadini sono disposti a cambiare il loro modo di muoversi, ma il trasporto pubblico in Italia è molto al di sotto della media europea, con soltanto un quarto delle metropolitane, treni veloci, linee tranviarie e autobus elettrici rispetto agli altri Paesi. Bisogna dunque disegnare percorsi prioritari ciclo-pedonali, incrementare i mezzi pubblici, creare zone scolastiche, aumentare i servizi e le infrastrutture di mobilità elettrica e condivisa, progettare zone cittadine a zero emissioni”.

Consulta il sondaggio

 

di Tommaso Tautonico

 

 

Fonte copertina: Sondaggio “Tipi mobili nelle città italiane”

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