Passare dall’accezione più riconosciuta del termine economia, dove la crescita deve avvenire a ogni costo a discapito di persone e territori, a un nuovo concetto di economia, dove il fine ultimo è la crescita e lo sviluppo delle persone, delle comunità e dei territori. È la sintesi della Risoluzione “Promoting the social and solidarity economy for sustainable development”, approvata dall’Onu il 18 aprile e promossa da 15 Stati tra cui anche l’Italia.
Economia sociale e SDGs. L'economia sociale e solidale, si legge nella Risoluzione, può contribuire al raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs), in particolare all’occupazione e a un lavoro dignitoso, alla fornitura di servizi sociali, all'istruzione e alla formazione, alla protezione dell'ambiente, alla promozione della parità di genere e l'emancipazione delle donne, alla promozione del dialogo sociale, alla crescita inclusiva e sostenibile, alla creazione di partenariati e reti a livello locale, nazionale e internazionale, alla promozione della governance partecipativa e dei diritti umani.
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Un percorso che parte da lontano. Il processo che ha portato alla Risoluzione parte dal 2015 quando le Nazioni Unite hanno adottato l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, seguita poi dalla New Urban Agenda del 2016, che contiene l’impegno a sostenere le micro, piccole, medie imprese e cooperative, in particolare le imprese dell’economia sociale e solidale, fino ad arrivare alle risoluzioni più recenti del 2021 e del 2022 dedicate al mondo del lavoro e al sostegno delle cooperative, capaci di promuovere la massima partecipazione possibile allo sviluppo economico e sociale delle comunità locali.
La Risoluzione riconosce che l'imprenditoria sociale può contribuire ad alleviare la povertà e fungere da catalizzatore per la trasformazione sociale, supportare l’"empowerment delle donne" (anche nelle zone rurali), dei giovani e delle persone con disabilità, rafforzando la loro capacità produttiva, producendo beni e servizi accessibili.
L'economia sociale e solidale contribuisce a una crescita economica più inclusiva e sostenibile, trovando un nuovo equilibrio tra efficienza economica e resilienza socio-ambientale. È capace di promuovere il dinamismo economico, incoraggia la transizione digitale giusta e sostenibile, promuove la protezione sociale e ambientale e l'emancipazione sociopolitica degli individui.
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La roadmap. Per raggiungere questi obiettivi, la Risoluzione propone una serie di azioni. Incoraggia gli Stati membri a promuovere e attuare strategie, politiche e programmi nazionali, regionali e locali per sostenere e rafforzare l'economia sociale e solidale come possibile modello di sviluppo, sia a livello culturale che normativo.
Le varie articolazioni dell’Onu sono invitate a tenere in considerazione l'economia sociale e solidale come parte dei loro strumenti di pianificazione e programmazione, in particolare il quadro delle Nazioni Unite per la cooperazione allo sviluppo sostenibile, in modo da fornire sostegno agli Stati membri per identificare, formulare, attuare e valutare misure e quadri politici coerenti per raggiungere gli Obiettivi di sviluppo sostenibile.
La Risoluzione incoraggia le istituzioni finanziarie multilaterali, internazionali e regionali, nonché le banche di sviluppo, a sostenere l'economia sociale e solidale, anche attraverso strumenti e meccanismi finanziari nuovi ed esistenti. In ultimo, la Risoluzione chiede al Segretario Generale di preparare un Rapporto, in collaborazione con la Task Force Inter-Agenzia delle Nazioni Unite sull'economia sociale e solidale, sull'attuazione della Risoluzione, prendendo in considerazione il contributo dell'economia sociale e solidale al raggiungimento dell'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile e di inserire nell’ordine del giorno provvisorio della 79esima sessione dell’Assemblea Generale, al punto “Sviluppo sostenibile”, una sottovoce intitolata “Promuovere l’economia sociale e solidale”.
di Tommaso Tautonico
Fonte copertina: peopleimages12, da 123rf.com
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