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I suicidi in Europa tendono a diminuire, ma sulla prevenzione c’è ancora molto da fare

Redazione Ansa

Nel mondo ogni 40 secondi una persona si toglie la vita.

L’Organizzazione mondiale della sanità stima annualmente più di 700mila suicidi in tutto il mondo. Gli studi dimostrano che l’impiccagione, l’avvelenamento, la precipitazione da luoghi elevati, l’uso di armi da fuoco, l’annegamento e l’overdose di droga sono tra i metodi più comuni per mettere fine alla propria vita.

Esistono molti fattori di rischio per il suicidio, tra cui il bullismo, le difficoltà finanziarie e i traumi, la malattia mentale, soprattutto se non viene trattata, le discriminazioni. Maurizio Pompili, ordinario di Psichiatria presso l’Università di Roma la Sapienza spiega: “Spesso l’individuo cade in ginocchio quando più fattori si mettono insieme, esacerbati dall’esposizione ad un evento avverso; ciò potrebbe rappresentare un terreno fertile per l’emergere di una crisi suicidaria; in questi casi l’individuo sperimenta ciò che chiamiamo dolore mentale, fatto di emozioni negative e di un dialogo interiore che pone sempre in risalto lo stato di sofferenza”.

I tassi di suicidio[1] nel mondo presentano una grande variabilità come risultato di più fattori correlati con un fenomeno decisamente complesso e multideterminato: differenze nel benessere mentale e nel trattamento, discriminazioni, stress personale e finanziario, ecc. Inoltre, in molti Paesi i decessi dovuti ad autolesionismo sono fortemente sottostimati a causa dello stigma sociale e di preoccupazioni culturali e legali; questi decessi sono spesso classificati erroneamente come decessi dovuti a “eventi con intenti indeterminati”, incidenti o cause sconosciute.

Secondo Eurostat, nel 2020 si sono verificati 47.252 decessi dovuti ad autolesionismo intenzionale nei Paesi dell’Ue, corrispondenti a una media di 10,2 decessi ogni 100mila persone. Il fenomeno mostra una diminuzione del tasso di suicidio standardizzato di oltre il 13% nell’ultimo decennio.

Fonte Oms 2022

Tra i Paesi dell’Unione, la Lituania presenta il più alto tasso di suicidio con 21,3 morti per 100mila abitanti, seguita da Ungheria (17,1), Slovenia (17,0) ed Estonia (16,3). L’Italia con un tasso standardizzato di 5,6 per 100mila abitanti, quasi la metà rispetto alla media dei Paesi Ue, si colloca tra i Paesi a più basso rischio di suicidio, ma, ciò nonostante, il suicidio continua anche nel nostro Paese a causare una grande perdita di vite umane.

La situazione in Italia

Nel corso del 2020, nel nostro Paese, si sono verificati 3.748 suicidi (79% maschi, 21% femmine), con una riduzione complessiva, rispetto al numero medio osservato nel periodo 2015-19, di -2,8% per i maschi e di – 7,7% per le femmine. Il fenomeno riguarda per oltre il 93% i cittadini italiani.

La mortalità per suicido nel nostro Paese, in linea con quanto osservato nel resto del mondo, è nettamente diminuita nell’ultimo trentennio. La minore riduzione complessiva del fenomeno tra gli uomini è in larga parte attribuibile all’aumento dei suicidi che si è verificato nelle classi di età centrali a partire dall’inizio della crisi economica globale del 2008 e che si è protratto fino al 2012.

tassi di suicidio aumentano con l’età, sia per gli uomini che per le donne, ma per gli uomini si osserva una crescita esponenziale a partire dai 65 anni di età in corrispondenza con l’età al pensionamento.

Tra i giovani di 15-29 anni il suicidio rappresenta una delle più frequenti cause di morte. La scuola, il posto in cui i giovani trascorrono moltissimo tempo, non si preoccupa abbastanza del benessere mentale degli studenti. Negli ultimi dieci anni l’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma ha osservato una crescita «esponenziale» degli accessi al pronto soccorso per comportamenti suicidari da parte di giovanissimi. I numeri sono esplosi nei due anni di pandemia, con un aumento del 75 per cento rispetto al biennio precedente.

Telefono Amico Italia, in occasione della Giornata Mondiale per la Prevenzione del Suicidio, ha diffuso i dati della propria attività. Nel 2022 ha gestito circa 6mila richieste d’aiuto da parte di persone attraversate dal pensiero del suicidio o preoccupate per il possibile suicidio di un proprio caro. Nei primi sei mesi del 2023 è stato riscontrato un aumento del 37% delle richieste rispetto al primo semestre del 2022.

La misurazione dei suicidi

I dati sui suicidi sono prodotti dall’Istat sulla base dell’indagine sulle cause di morte, utilizzando i decessi classificati sotto i codici di morte per "autolesionismo intenzionale" nella Classificazione internazionale delle malattie (Icd).

Nel 2020, a seguito dei lockdown per la pandemia da Covid-19, i media hanno evidenziato il rischio di un aumento di suicidi tra gli adulti. Tuttavia i dati effettivi hanno smentito queste previsioni allarmistiche, mostrando una sostanziale stabilità dei tassi di suicidio.

Relativamente ai tentativi di suicidio l’Istat dal 2017 ha smesso di produrre informazioni sui tentativi di suicidio, che utilizzavano i casi accertati dalle Forze di Polizia e trasmessi all’Autorità giudiziaria.

Per colmare questo vuoto informativo e seguendo le indicazioni fornite dall’Oms, l’Istituto Superiore di Sanità insieme all’Istat, al Ministero della Salute e al Dipartimento di Neuroscienze e Salute mentale della Sapienza Università di Roma, stanno implementando un Osservatorio epidemiologico sui suicidi e tentativi di suicidio (Oestes), con l’obiettivo di fornire stime aggiornate ed esaustive sui tentativi di suicidio nel nostro Paese mediante l’integrazione dei diversi flussi informativi esistenti (accessi al pronto soccorso, schede di dimissione ospedaliera e dati di mortalità). Tuttavia l’Osservatorio ancora non è attivo.

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Di Giuliana Coccia

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