Nel mondo, la Danimarca è il Paese dove si lavora meglio “da remoto”. Lo afferma il nuovo studio The Global remote work index 2023, elaborato dall’azienda Nordlayer, specializzata in servizi di sicurezza informatica, che valuta il potenziale di 108 Paesi in quattro dimensioni principali: sicurezza informatica, economia, infrastrutture e, da quest’anno, sicurezza sociale. Secondo il documento, il Paese nord-europeo possiede robuste infrastrutture digitali ed “eccelle” per quanto riguarda l’inclusività sociale e la qualità della rete internet, nonché l’accesso a servizi sanitari di qualità.
I Paesi bassi, secondi in classifica, brillano in termini di sicurezza sociale e di cultura inclusiva, e sono “forti” in ambiti come la sicurezza economica e digitale. La Germania, al terzo gradino del podio, bilancia risultati nella norma su sicurezza generale, infrastrutture informatiche ed economiche, ma detiene un risultato senza pari sul prezzo dell’accesso alla rete internet. In termini assoluti, i Paesi del continente europeo hanno registrato i migliori risultati, dato che si può riscontrare guardando la classifica dei primi dieci posti. Buoni risultati anche per Spagna, Portogallo, Estonia, Lituania e Slovacchia.
E l’Italia? Il nostro Paese non spicca tra i migliori luoghi dove lavorare a distanza, posizionandosi al 26esimo posto nella classifica globale. L’Italia è al 16esimo posto per quanto riguarda la sicurezza informatica, al 25esimo rispetto alla sicurezza sociale e a quella economica, mentre scende al 39esimo posto sulle infrastrutture. Andando nel dettaglio, emergono i punti di forza del Paese, che raggiunge un ottimo secondo posto per quanto concerne le misure legali ed è terzo in termini di capacità attrattiva a livello turistico.
Lunchflation: cos’è e come ne hanno risentito i lavoratori tornati in ufficio
Dal caffè al pranzo, dal pendolarismo alle spese per i figli. I dipendenti che dopo due anni lasciano lo smart working trovano tutto più costoso, dice un’inchiesta della Cnn. 27/7/22
Dall’indagine emergono alcune tendenze interessanti. Per esempio il Portogallo, al sesto posto nel posizionamento mondiale, è il Paese con il miglior rapporto qualità-prezzo per i lavoratori da remoto, e contemporaneamente il costo della vita è basso, un fattore che gli conferisce competitività anche di fronte a Paesi più “forti” in termini di accesso alla rete e di sicurezza digitale.
Il primo Stato non-europeo a figurare nella lista è il Canada, in 14esima posizione, seguito dagli Stati uniti, in 16esima posizione. L’altro Paese nord-americano, il Messico, guadagna solo il 62esimo posto nella classifica globale, anche se possiede una “forte” normativa in termini di misure di sicurezza informatica ed è attrattivo dal punto di vista turistico.
La montagna tra smart working, seconde case e alberghi abbandonati
Nel suo report di primavera Legambiente affronta il tema di come sia cambiata la vita in montagna dopo la pandemia. Edifici fatiscenti e mercato immobiliare in ripresa offrono opportunità di rigenerazione. Preoccupa il consumo di suolo. 16/5/22
Africa e Asia
Nel continente africano è il Marocco a guidare la partita, assestandosi in 48esima posizione: costi di vita bassi e attrattività turistica compensano le lacune delle infrastrutture digitali e fisiche.
Corea del sud, Giappone e Singapore sono invece i Paesi leader in Asia, rispettivamente in 17esima, in 22esima e in 28esima posizione. Tutti “vantano notevoli infrastrutture digitali, offerte turistiche ed e-governance”. La Cina invece si trova al 39esimo posto in classifica.
Per quanto riguarda il Centro-America, il Costa Rica (54esimo) è il Paese con le migliori condizioni di lavoro da remoto. In Sud-America invece, è l’Uruguay il Paese migliore, grazie a inclusività e protezione dei diritti della persona, seppure a livello globale occupi soltanto la 43esima posizione.
Accedi alla classifica completa
di Milos Skakal
Fonte copertina: sevendeman, da 123rf.com
Leggi l'articolo completo su ANSA.it