Il rischio di incorrere nei cosiddetti “punti di non ritorno” o tipping point potrebbe aumentare in futuro e i governi non sono ancora pronti ad affrontarli. Questi due tra i messaggi che fuoriescono dal “Global tipping points 2023”, rapporto annuale prodotto dall’Università di Exeter con il sostegno del Bezos Earth Fund e il supporto di oltre 200 scienziati provenienti da 26 Paesi del mondo. Il documento, che si occupa di analizzare i “punti critici” del sistema Terra, è stato reso pubblico durante la Cop 28 di Dubai.
Secondo gli studiosi, guidati da Timothy Lenton, scienziato del clima presso l’Università di Exeter, il surriscaldamento globale ha aumentato la possibilità di incorrere nei cosiddetti “punti di non ritorno”, cambiamenti irreversibili del sistema Terra che potrebbero comportare serie minacce per la sopravvivenza umana. Cinque sono già i sistemi a rischio: le calotte glaciali della Groenlandia, quelle dell’Antartide occidentale, le barriere coralline di acqua calda, il vortice subpolare atlantico e le regioni del permafrost. “Questi punti critici pongono minacce di una portata mai affrontata prima dall’umanità”, ha commentato Lenton.
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Effetti a cascata e governance globale
Le conseguenze del superamento dei punti critici non riguardano solo le aree del pianeta in cui si verificano. Infatti, “gli effetti saranno trasmessi e amplificati in tutto il mondo globalizzato”, moltiplicando le crisi e creando effetti a cascata, sulle società e sulle economie, simili a quelli generati dalla pandemia di Covid-19. Questi impatti “potrebbero intensificarsi fino a minacciare il collasso dei sistemi economici, sociali e politici, innescando punti di non ritorno nelle stesse società”.
Perciò, avvertono gli scienziati, la governance globale deve essere all’altezza delle sfide, dimostrandosi capace di affrontare contemporaneamente “cambiamenti rapidi e impatti irreversibili”. Una priorità immediata, si legge nel Rapporto, è proprio la costruzione di un’agenda di azione comune orientata in questa direzione. E non esistono soluzioni semplici o sbrigative, come “l’errato affidamento ad approcci speculativi di geoingegneria solare”, insieme di tecniche volte a ridurre la radiazione sulla superficie terrestre attraverso soluzioni come la schermatura solare, quella atmosferica e delle nuvole marine.
Naturalmente, anche con un’azione urgente, “alcuni punti di non ritorno potrebbero essere inevitabili”. Perciò, è importante mitigare il rischio anche “riducendo la vulnerabilità” delle nostre società, assorbendo le potenziali minacce ed evitando che gli effetti a cascata si amplifichino.
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I punti di non ritorno positivi
Ma i tipping point possono essere anche positivi. Secondo gli scienziati, alcuni interventi strategici possono portare benefici “sproporzionalmente grandi e rapidi”, sfruttando lo stesso effetto a catena dei punti di non ritorno negativi. In alcuni casi, questi fenomeni si stanno già verificando. “Le azioni mirate di innovatori, governi, investitori e aziende hanno generato economie di scala che stanno spingendo la diffusione esponenziale delle energie rinnovabili in tutto il mondo, raggiugendo o superando i costi di produzione delle fonti fossili”.
Un esempio di “effetto domino” positivo riguarda i veicoli elettrici: se diventeranno, a tutti gli effetti, la forma di trasporto dominante, si assisterà a una riduzione dei costi delle batterie, e le batterie a basso costo, a loro volta, potrebbero impattare positivamente sullo stoccaggio di energia delle risorse rinnovabili, e così via.
Ultimo punto: la prevenzione. “Migliorare la comprensione delle minacce è una priorità urgente per sostenere la governance e il processo decisionale”. La ricerca, però, dicono gli stessi scienziati, non deve ritardare o rallentare l’azione. “Ne sappiamo abbastanza per identificare che la minaccia di punti critici del sistema Terra richiede una risposta urgente”. Il mondo, avvertono, “sta in gran parte andando alla cieca di fronte a queste grandi minacce”.
Fonte copertina: DSD da Pexels
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