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Quale futuro per sostenibilità e sicurezza, dopo il G7 italiano?

Redazione Ansa

La trasmissione è iniziata con l’intervento di Valeria Manieri, di Radio Radicale, che ha presentato gli ospiti e impostato i temi della puntata, ovvero il G7 che si è appena concluso a Borgo Egnazia in Puglia, ma anche il vertice internazionale sulla pace in Ucraina che si è tenuto negli scorsi giorni in Svizzera.

Ruggero Po, giornalista, ha disegnato un quadro dei risultati ottenuti durante il G7, soprattutto per quanto riguarda la sostenibilità. Tra gli argomenti che sono stati toccati durante la riunione: la gestione degli scenari di conflitto, dall’Ucraina a Gaza, le migrazioni, la sicurezza alimentare, la resilienza climatica e l’intelligenza artificiale.

Ha risposto Antonio Tajani, vicepresidente del Consiglio dei ministri e ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, nonché segretario nazionale di Forza Italia, che ha parlato dell’incontro internazionale a Lucerna sul conflitto in Ucraina che si è tenuto questo fine settimana. Durante la riunione si è parlato della centrale di Zaporiggia, della questione del grano ucraino, e dello scambio di prigionieri, e in modo particolare della liberazione dei bambini ucraini in Russia. "L’Italia continua con grande impegno e determinazione a lavorare per la Pace”, ha affermato Tajani, “sia in Ucraina che nell’altro fronte, in Medioriente, a Gaza, dove bisogna che si arrivi a un cessate il fuoco”.

Ruggero Po ha poi interrogato Roberto Menotti, senior advisor in International activities presso Aspen institute Italia, rispetto al fatto che al G7, salvo nel caso di Giorgia Meloni, i leader che hanno partecipato al Summit hanno tutti dei problemi di politica interna, e nel prossimo futuro il loro mandato politico è a rischio. Questo potrebbe compromettere le sorti degli accordi presi lo scorso fine settimana. “Per fortuna in una democrazia che si rispetti, i leader che partecipano a una riunione internazionale del genere hanno dei mandati a termine. Questa sostanziale precarietà dei governi democratici è il loro punto di forza in realtà. Il G7 ha fatto però un grande sforzo un questo senso, anche perché nel tono del comunicato finale i temi che sono stati concordati sono strutturali e rappresentano un consenso tra i Paesi occidentali molto solido nella realtà”, afferma Menotti. 

Infine ha preso la parola RobertoRidolfi, presidente della rete di Ong Link 2007. “Bisogna fare molta attenzione a queste geometrie variabili che si stanno affermando nel Pianeta”, ha chiosato Ridolfi. “Il G7 non è più quello di dieci o quindici anni fa, e quindi ha un ruolo solo se riesce a convincere i Brics o il G20 a muoversi in certe direzioni”. Ridolfi ha ricordato che durante il vertice è stato il Papa a parlare del tema del debito pubblico dei Paesi in via di sviluppo, che “soffoca ogni tentativo di aiuto tramite investimenti tradizionali. La qualità dei prestiti deve essere dimensionata all’impatto di sostenibilità sociale ed economico, e in questo i due elementi cardine, cambiamento climatico e migrazioni, vanno considerati”.

 

di Milos Skakal

 

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A cura di Valeria Manieri, Ruggero Po ed Elis Viettone, con il supporto organizzativo di Monica Sozzi.

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