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Stato di diritto nell’Ue: l’analisi e le raccomandazioni per l’Italia

Redazione Ansa

Relazione sullo Stato di diritto 2024: Ue e Italia

La Commissione ha pubblicato il 24 luglio la relazione sullo Stato di diritto nei 27 Stati membri dell’Unione. Si tratta della quinta edizione della relazione pubblicata con periodicità annuale introdotta nel precedente mandato 2019-2024 della presidenza Von der Leyen.

La relazione comprende, come ogni anno, una comunicazione che esamina la situazione generale dell'Ue e 27 capitoli dedicati ai singoli Paesi, nei quali sono analizzati gli sviluppi significativi registrati in ciascuno Stato membro. La relazione riporta inoltre la valutazione delle raccomandazioni dell'anno scorso, sulla cui base formula nuovamente raccomandazioni specifiche dirette a tutti gli Stati membri.

La Commissione europea riporta come risultato incoraggiante che, dalla sua prima pubblicazione nel 2020, la relazione è diventata un importante fattore di promozione di riforme positive: due terzi (il 68%) delle raccomandazioni formulate nel 2023 sono state pienamente o parzialmente seguite dagli Stati membri. Tuttavia, rileva la Commissione, in alcuni Stati membri permangono problemi sistematici e la situazione si è ulteriormente aggravata.

In concomitanza alla pubblicazione della relazione viene pubblicata anche un’indagine dell’Eurobarometro da cui emerge che più di sette cittadini dell'Ue su dieci (72% nella media dell’Ue e pari percentuale per l’Italia) ritengono che l'Unione svolga un ruolo importante nel contribuire a preservare lo Stato di diritto nel loro Paese.

Come novità, la relazione di quest'anno comprende per la prima volta relazioni sulla situazione nei quattro Paesi extra Ue in stato più avanzato per l’adesione, e precisamente Albania, Montenegro, Macedonia del Nord e Serbia. Questa integrazione dovrebbe meglio sostenere i processi di riforma in questi Paesi per accelerarne il processo d’adesione.

Come nelle precedenti edizioni la relazione generale e le relazioni per Paese si articolano in quattro specifici temi, valutando progressi, ritardi, criticità:

  • sistemi giudiziari nazionali,
  • quadri anticorruzione,
  • libertà e pluralismo dei media,
  • altre questioni istituzionali relative al bilanciamento dei poteri.

La metodologia del processo di elaborazione è in sintesi esplicitata in un apposito documento. I report dedicati a ciascun Stato membro sono predisposti come documenti di lavoro da parte dei servizi della Commissione europea e sono il risultato di un intenso dialogo con le autorità nazionali e i portatori di interessi.

 Ad esempio, nella relazione per Paese dedicata all’Italia, le nuove leggi e le proposte legislative attualmente in discussione (quali sull’abuso d’ufficio, sulla riforma del sistema giudiziario, sulla riforma costituzionale per il cosiddetto premierato, sui termini di prescrizione dei processi, sull’accesso alle informazioni giudiziarie da parte della stampa, governance della Rai, ecc…) sono riportate nel testo insieme alle posizioni critiche espresse dai portatori d’interesse (quali l'Associazione nazionale magistrati o l’Osservatorio sul pluralismo dei media e altri diversi nelle fattispecie pertinenti) e messe a confronto con le motivazioni formalmente espresse dalle autorità nazionali.

A queste si aggiungono alcune valutazioni dei servizi della Commissione su elementi oggettivi. Ad esempio, in merito all’abuso d’ufficio, è indicato che tuttavia la criminalizzazione dell'abuso d'ufficio e del traffico di influenze illecite è prevista dalle convenzioni internazionali sulla corruzione ed è quindi uno strumento essenziale per le autorità di contrasto e le procure ai fini della lotta contro la corruzione.

Importante per lo sviluppo dei contenuti delle relazioni sono anche i sondaggi nella popolazione. In particolare, per i quadri anticorruzione sono stati di supporto alla valutazione due indagini: Speciale Eurobarometro e Flash Eurobarometro del 2024. Queste indagini mostrano l’alta preoccupazione degli europei per la corruzione: il 68% (78% in Italia) delle cittadine e dei cittadini ritiene diffusa la corruzione nel proprio Paese, mentre per le imprese le percentuali si riducono parzialmente al 64% nella media Ue, allargandosi all’82% per l’Italia. Il 65% nella media Ue (68% in Italia) ritiene che i livelli di corruzione ad alto livello non siano perseguiti in maniera sufficiente. Di queste imprese, il 75% della media Ue e il 77% degli Italiani si dichiarano d’accordo nel ritenere che legami troppo stretti tra imprese e politica portino alla corruzione e per il 63% nella media Ue e il 76% degli italiani si dichiarano d’accordo nel ritenere che favoritismi e corruzione compromettano la concorrenza tra imprese.

Specificamente sul tema corruzione, la relazione per l’Italia riporta come valutazione di sintesi che la percezione fra gli esperti e i dirigenti aziendali è che il livello di corruzione nel settore pubblico continui ad essere relativamente elevato. E oltre ai dati dell’Eurobametro viene riportato l'Indice di percezione della corruzione 2023 di Transparency International in cui l'Italia riceve il punteggio di 56/100, classificandosi al 17esimo posto nell'Unione europea e al 42esimo posto a livello mondiale.

Di particolare interesse sono anche i dati riportati nella Relazione per l’Italia in proposito alla partecipazione e all’apertura dello spazio civico. La Commissione riporta che permangono criticità per quanto riguarda lo spazio civico, anche alla luce dei casi di aggressività verbale nei confronti di organizzazioni impegnate in attività umanitarie e dei casi di violenza segnalati contro chi partecipa a manifestazioni. Lo spazio civico è ancora considerato "ristretto". I portatori di interessi hanno segnalato le aggressioni verbali subite da determinate organizzazioni, soprattutto quelle che svolgono attività umanitarie, ad opera di alcuni media ed esponenti politici e alcuni episodi di violenza perpetrata dalla polizia a danno di manifestanti.

Come notizia di rilievo positivo e con alte potenzialità si riporta che nel luglio 2023 è stato inaugurato l'Hub partecipazione quale piattaforma mirante a promuovere e catalizzare le politiche di partecipazione pubblica e a condividere pratiche, percorsi e strumenti d'interesse a livello nazionale e internazionale. L'Hub è guidato da cinque amministrazioni pubbliche e da quattro organizzazioni della società civile (Aip2, ActionAid, Mappina e The Good Lobby). La Commissione riporta che, secondo i portatori di interessi, non è ancora possibile trarre conclusioni sulla sua efficacia poiché l'Hub non è ancora pienamente operativo.

Tra gli altri aspetti che la relazione per l’Italia riporta come punto d’attenzione è che nell'attuale legislatura (iniziata nell'ottobre 2022) il Governo ha adottato 59 decreti-legge, dei quali 51 convertiti in legge e sette non convertiti, ma il cui contenuto è stato incluso in altre leggi. Si tratta di circa il 50% delle leggi adottate dal Parlamento, valutando in termini generali che il frequente ricorso ai decreti-legge da parte dei Governi potrebbe incidere sull'equilibrio dei poteri tra il Governo (in quanto potere esecutivo) e il Parlamento (in quanto potere legislativo).

 Un altro punto d’attenzione della relazione, rilanciato nelle raccomandazioni finali richiamando gli anni precedenti, è la mancata costituzione di un’istituzione nazionale per i diritti umani in linea con i principi di Parigi delle Nazioni Unite. Nel contesto, la Commissione evidenzia che al 1º gennaio 2024 l'Italia doveva ancora dare esecuzione a 66 sentenze guida della Corte europea dei diritti dell'uomo, sette in più rispetto all'anno precedente.

Le raccomandazioni all’Italia della relazione sullo Stato di diritto 2024

 Si riportano qui testualmente le raccomandazioni:

Nel complesso, per quanto riguarda le raccomandazioni formulate nella Relazione sullo Stato di diritto 2023, l'Italia ha compiuto:

  • ulteriori progressi nel proseguimento degli sforzi volti a migliorare ulteriormente il livello di digitalizzazione nelle sedi penali e nelle procure;
  • ulteriori progressi nell'adozione di norme complessive sui conflitti di interessi e nessun ulteriore progresso nell'adozione di disposizioni sul lobbying per l'istituzione di un registro operativo delle attività dei rappresentanti di interessi, compresa un'impronta legislativa;
  • nessun ulteriore progresso nell'affrontare efficacemente e rapidamente la pratica di incanalare le donazioni attraverso fondazioni e associazioni politiche e nell'introduzione di un registro elettronico unico per le informazioni sul finanziamento dei partiti e delle campagne;
  • nessun ulteriore progresso nel portare avanti il processo legislativo di riforma e introduzione di garanzie per il regime della diffamazione e la protezione del segreto professionale e delle fonti giornalistiche, tenendo conto delle norme europee in materia di protezione dei giornalisti;
  • nessun ulteriore progresso nel proseguimento degli sforzi per costituire un'istituzione nazionale per i diritti umani tenendo conto dei principi di Parigi delle Nazioni Unite.

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di Luigi Di Marco

 

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