Sembrava appartenere al passato. Eppure la guerra di trincea ha fatto il suo ritorno nel conflitto in Ucraina: nelle regioni del Donbass, lungo la linea del fronte, oppure a Bakhmut, dove, per mesi, migliaia di soldati hanno affrontato sanguinose battaglie di posizione. Questa però è anche la prima grande guerra dove i droni (Kiev pochi giorni fa ha schierato i temibili “droni drago”), le armi di precisione e i sistemi di intelligenza artificiale stanno svolgendo un ruolo così importante.
In questo contesto, un altro aspetto che unisce tradizione e modernità è l’utilizzo sempre più massiccio di mercenari, la forza umana che si affianca agli eserciti nazionali. Il fenomeno ha radici antiche: nell'Impero Romano gli eserciti spesso includevano soldati mercenari provenienti da tribù germaniche. Durante il Medioevo, i mercenari divennero fondamentali nei conflitti europei. Nel Ventesimo secolo, il loro impiego si intensificò nei conflitti post-coloniali, soprattutto in Africa, e durante la Guerra Fredda, quando le potenze globali finanziavano truppe irregolari in guerre “per procura”. Oggi, i mercenari operano attraverso società militari private (Private military companies, Pmcs), che offrono molteplici servizi di sicurezza e supporto militare su scala globale.
Insomma, un nuovo modello di mercenario: influenzato dalla globalizzazione, perciò più propenso ad attraversare il mondo, e dall'aumento dei conflitti regionali, spesso in aree instabili. Nella sua prefazione al libro Storia dei mercenari - Da Senofonte all'Iraq (Odoya, 2018) di Anthony Mockler, Marco Guidi lo definisce il “contrattista” della guerra, un professionista della morte che uccide per denaro. Individui che provengono sempre più spesso dal Sud globale, attratti da salari più alti e scarse opportunità economiche nei loro Paesi d'origine.
La carenza di personale militare
Perché Paesi come la Russia e altri stanno cercando mercenari al di fuori dei propri confini? Qui c’entrano fattori come il calo demografico, la riduzione della forza militare professionale e l'usura delle truppe impegnate in conflitti prolungati (come in Ucraina). Ma influisce sicuramente anche l’aspetto economico: le Pmcs hanno costi a lungo termine inferiori rispetto alle forze regolari, tenendo conto delle spese elevate per l’addestramento e le attrezzature richieste.
L’esempio della Russia è significativo. Il crescente ricorso da parte di Mosca a mercenari provenienti dal Sud globale, attraverso il gruppo Wagner e altre compagnie militari private, è confermato da diversi resoconti. Come ricorda quest’analisi dell’agenzia Intellinews, all’inizio della guerra in Ucraina la Russia non aveva permesso, almeno pubblicamente, la partecipazione dei volontari stranieri. Poi il numero elevato di vittime tra i soldati e la carenza di manodopera hanno portato Putin e i suoi a impegnarsi, dice l’agenzia, in “pratiche di reclutamento senza scrupoli” che hanno interessato anche l'Asia meridionale. Secondo alcune testimonianze, circa 600-700 ex membri delle forze armate dello Sri Lanka, oltre 200 cittadini nepalesi e gruppi numerosi di cittadini indiani sono stati reclutati dall’apparato russo.
L’ingaggio e gli incentivi
Come avviene il reclutamento di questi mercenari? L’aggancio può scattare attraverso canali informali, ma anche su piattaforme come Telegram, WhatsApp e Facebook. Uno studio pubblicato da Logically, un gruppo di ricerca sulla disinformazione con sede a Londra, ha scoperto che le informazioni sul reclutamento della Wagner erano pubblicate in 16 lingue, tra cui vietnamita e polacco. Gli annunci servono ad arruolare operatori di droni, medici, e persino psicologi per assistere i soldati durante le operazioni. C’è anche un reclutamento di tipo “predatorio”. In un rapporto pubblicato un anno fa, l’Onu ha denunciato che i reclutatori ricorrono a tattiche di pressione, spesso attirando le persone con l’inganno o promettendo l'amnistia o la grazia per le loro condanne e un risarcimento per loro e le loro famiglie. In un contesto così complesso, tra mercenari e figure correlate, società militari private attive in contesti di conflitto e post-conflitto, l’aumento delle violazioni dei diritti umani è inevitabile.
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Copertina: Military_Material/Pixabay
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