La partecipazione delle giovani e dei giovani agli incontri internazionali ha un reale impatto sul processo decisionale? Quali sono secondo le ragazze e i ragazzi gli ostacoli a un coinvolgimento significativo? E cosa potrebbe favorirlo?
A queste domande ha provato a rispondere la ricerca “Meaningful youth engagement in the multilateral system”, rilasciata a settembre dall’Unicef, che ha analizzato le impressioni, le aspettative e le raccomandazioni di 80 giovani, di età compresa tra i 15 e i 28 anni, che hanno partecipato a forum internazionali tra il 2017 e il 2023.
Come sottolinea l’indagine, bambine e bambini, adolescenti e giovani hanno il diritto di partecipare ai processi di formulazione e decisione delle politiche locali, nazionali e globali, come riconosciuto dall’articolo 12 della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. Negli ultimi dieci anni sono stati fatti passi significativi per includere maggiormente le giovani e i giovani negli incontri multilaterali internazionali, tuttavia, le loro opinioni e proposte rimangono spesso inascoltate, alimentando un senso di insoddisfazione e frustrazione. I risultati dell’indagine rivelano che cosa va, cosa non va e cosa possiamo ancora fare per rendere la partecipazione giovanile realmente efficace.
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Una partecipazione poco incisiva e inclusiva
Lo studio ha rilevato che le ragazze e i ragazzi si sentono frustrati per la mancanza di risultati e azioni concrete successive alla loro partecipazione agli incontri internazionali. Molti giovani partecipanti hanno definito la loro presenza come un semplice atto performativo, simbolico e privo di una reale capacità di influenzare i decisori politici. La maggior parte di loro, infatti, non ha notato nessun tipo di impatto sociale o politico dopo la propria partecipazione ai forum. Significativi, invece, i vantaggi che queste esperienze offrono a livello personale, dalle maggiori opportunità lavorative all’espansione del proprio network professionale.
Il 90% dei giovani intervistati ritiene che la partecipazione ai forum internazionali non sia inclusiva, equa e rappresentativa: “i giovani partecipanti hanno avuto l’impressione che le voci delle persone provenienti da background non privilegiati fossero raramente presenti” si legge nel Rapporto. Anche i giovani con disabilità sono solitamente poco rappresentati in questi contesti.
Una delle principali barriere a una equa e significativa partecipazione è il limitato supporto ricevuto prima, durante e dopo i forum internazionali, ritenuto insufficiente dal 95% degli intervistati. A causa delle difficoltà nell’ottenere risorse economiche o i documenti necessari per viaggiare, spesso solo i giovani più privilegiati possono permettersi di partecipare a queste esperienze. Assente anche un percorso di formazione che possa aiutare i ragazzi ad acquisire le conoscenze tecniche e le abilità di negoziazione per poter partecipare realmente agli incontri.
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Le proposte
L’Unicef suggerisce alcune azioni da intraprendere prima, durante e dopo gli incontri internazionali per rendere la partecipazione giovanile più equa e significativa. Innanzitutto, è fondamentale assicurare una reale rappresentanza giovanile durante le selezioni dei candidati, includendo persone provenienti da comunità, culture e territori diversi e da percorsi educativi non convenzionali. È necessario anche garantire un maggiore supporto logistico e finanziario e accompagnare la formazione dei partecipanti. Occorre inoltre fornire ai giovani partecipanti aggiornamenti su quanto discusso durante gli incontri a cui hanno partecipato.
“Sebbene i risultati possano essere demoralizzanti in alcuni casi, progressi enormi sono stati fatti grazie all’infinito lavoro di professionisti e attivisti nelle organizzazioni governative, inter-governative e non governative, nella società civile, nel mondo accademico e nel settore privato” si legge nella ricerca. Qualcosa sta già cambiando: durante il Summit del futuro, che si è svolto a New York dal 22 al 24 settembre, è stata approvata la Dichiarazione per le future generazioni che per la prima volta in ambito internazionale mette al centro i diritti di chi non è ancora nato. Anche la società civile si sta muovendo: il 28 settembre, ad esempio, Earth Day Italia ha organizzato a Bologna il convegno “Patto per il futuro delle Nazioni Unite e Dichiarazione per le future generazioni. Una nuova stagione di impegno per i giovani”. L’incontro è il primo di un tour di eventi che vuole offrire ai giovani una piattaforma di lancio per iniziative volte ad accelerare la transizione.
di Maddalena Binda
Fonte copertina: Unicef (2024)
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