Il 40% della popolazione mondiale vive in Paesi in cui il governo spende di più per ripagare il debito che in educazione e salute. Inoltre, da un’indagine condotta in 18 Paesi del G20, emerge che per il 68% delle persone il sistema economico dovrebbe dare priorità a salute e benessere delle persone e della natura, piuttosto che al profitto.
Sono alcune delle preoccupazioni espresse dall’opinione pubblica mondiale sul Goal 3 “Salute e benessere” dell’Agenda 2030, secondo autorevoli sondaggi internazionali, che vengono riportate nel Rapporto ASviS 2024 per offrire un quadro internazionale sull’Agenda 2030 delle Nazioni Unite.
Anche in Italia, nonostante l’andamento positivo dell’indicatore composito tra il 2010 e il 2023, grazie all’aumento della speranza di vita alla nascita, alla diminuzione del consumo di alcol tra la popolazione e all’incremento del numero di infermieri e ostetrici, emergono preoccupazioni. Tra le criticità segnalate dal Rapporto ASviS i possibili effetti dell’autonomia differenziata e l’evidente mancanza, in tema di sanità ed efficientamento del Sistema sanitario nazionale all’interno del Piano strutturale di bilancio di medio termine 2025-2029, di una visione strategica e di coerenza con il quadro delle dichiarazioni assunte in sede multilaterale Onu, che citano gli obiettivi di una copertura sanitaria universale e il perseguimento di un quadro di misure per la prevenzione alla luce del concetto One Health che la stessa Presidenza italiana al G7 ha ribadito. Di seguito esaminiamo meglio luci e ombre del quadro italiano.
Continua a leggere su asvis.it
di Maddalena Binda
Leggi l'articolo completo su ANSA.it