Il Goal 5 “Parità di genere” dell’Agenda 2030 continua a presentare ritardi significativi in molte parti del mondo. Il Rapporto ASviS 2024 evidenzia che una donna su cinque a livello globale ancora si sposa prima dei 18 anni, e la violenza di genere rimane un problema drammatico e diffuso. La parità nella partecipazione delle donne alla vita pubblica resta difficile da raggiungere. In guerra le donne sono sempre più a rischio: nel 2023, per ogni dieci vittime civili, quattro sono state donne e tre bambine.
Non mancano i segnali positivi: nella maggior parte dei Paesi, le ragazze hanno raggiunto la parità o hanno superato i ragazzi nel completamento del percorso scolastico a tutti i livelli. Il “Patto sul futuro” recentemente approvato lancia però un allarme sui rischi dell’innovazione tecnologica, che potrebbe aggravare i divari, inclusi quelli di genere, e suggerisce misure specifiche per garantire l’inclusione delle donne nei processi di digitalizzazione, in particolare nei Paesi in via di sviluppo.
L’urgenza di raggiungere la parità di genere sarà al centro del Vertice sociale mondiale previsto per settembre 2025. A questo ritmo, però, il traguardo dell’uguaglianza nelle posizioni dirigenziali potrebbe richiedere fino a 176 anni per essere raggiunto.
In Italia il divario di genere è ancora marcato, con il Paese che si colloca all’87esimo posto su 146 nell’ultimo Global gender gap report. Sebbene tra il 2010 e il 2023, osserva il Rapporto ASviS, il Goal 5 abbia registrato miglioramenti consistenti, alcuni aspetti restano critici. Tra i risultati positivi c’è l’aumento delle donne con un titolo terziario in discipline Stem (+3,6 punti percentuali tra il 2012 e il 2021) e la crescita delle elette nei consigli regionali (+10,2 punti). Tuttavia, persistono ampie disparità territoriali, con le regioni del Sud che si posizionano più in basso rispetto a quelle del Centro-Nord.
Per quanto concerne i tre obiettivi quantitativi analizzati, il Rapporto mostra che, in base ai trend attuali, due di questi non saranno raggiunti. Si tratta dell’obiettivo al 2026 di ridurre a meno di 10 punti percentuali il divario occupazionale tra donne con figli piccoli e donne senza figli, e quello di dimezzare entro il 2030 il divario occupazionale di genere rispetto al 2019. Anche il Target 5.5, che prevede almeno il 40% di donne nei consigli regionali entro il 2026, è in bilico: nel 2023 la quota era ancora inferiore al 25%, insufficiente per il raggiungimento dell’obiettivo.
Riguardo all’istruzione, l’abbandono precoce riguarda più i ragazzi (13,1%) rispetto alle ragazze (7,6%). Inoltre, tra i giovani di 25-34 anni, il 30,6% ha completato l’istruzione terziaria, con un divario di genere che vede le donne in vantaggio (37,1% rispetto al 24,4% degli uomini).
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di Andrea De Tommasi
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