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Rinnovabili: l’Italia non spinge sull’acceleratore e il costo dell’energia resta alto

Redazione Ansa

Il Goal 7 “Energia pulita e accessibile” è l’Obiettivo dell’Agenda 2030 su cui si gioca una delle sfide più complesse per il nostro futuro: la transizione energetica dalle fonti fossili a quelle rinnovabili. Nonostante sia ormai evidente la necessità di traghettare l’Italia (così come il mondo) verso le fonti meno inquinanti, questo assunto viene a oggi smussato, messo in discussione, rimandato, nella speranza di ritardare il cambiamento e mantenere uno status quo a trazione fossile i cui gli effetti sul clima sono visibili in tutto il pianeta.

Prima di concentrarci sull’Italia, però, una buona e una cattiva notizia dal Rapporto ASviS: nel mondo, il numero di persone senza accesso all’elettricità è sceso da 985 milioni nel 2015 a 685 milioni nel 2022. Purtroppo, però, la pandemia e l’invasione Russa hanno ridotto in maniera sensibile gli investimenti per la costruzione di reti elettriche nei Paesi in via di sviluppo. Questo vuol dire che, secondo le previsioni al 2030, 660 milioni di persone non avranno ancora accesso all’elettricità entro fine decade.

L’Italia segna un buon andamento sul Goal 7: il composito risulta in miglioramento tra il 2010 e il 2022 di quasi quattro punti percentuali. Questo trend dipende principalmente dalla diminuzione dell’intensità energetica – ovvero il rapporto tra Cil (consumo interno lordo di energia) e Pil – ma anche dall’aumento della quota di energia da fonti rinnovabili rispetto al consumo finale lordo.

Rispetto ai target da raggiungere nei prossimi anni, uno degli obiettivi stabilisce che la quota di energia da fonti rinnovabili debba toccare entro il 2030 almeno il 42,5% dei consumi finali di energia. L’andamento registrato finora ci dice che arriveremo al massimo al 35,9%, bucando la deadline di fine decade. Discorso inverso per l’intensità energetica: entro il 2050 bisogna ridurre il valore del 42,5% (rispetto al 2019) e, stando al cammino compiuto finora, questa opzione potrebbe realizzarsi. Per quanto riguarda i consumi energetici finali, invece, non ci siamo: entro il 2030 andrebbero ridotti del 20% rispetto al 2020, ma secondo le stime di Prometeia (società di consulenza che ha collaborato con l’ASviS per stilare indicatori e previsioni al 2030) non ce la faremo.

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di Flavio Natale

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