La plastic tax "deve essere migliorata e riformulata in modo da evitare che abbia effetti negativi su una filiera produttiva molto importante. Abbiamo avviato una riflessione tecnica con gli operatori del settore, auspichiamo che il Parlamento intervenga e mettiamo a disposizione questo lavoro per rimodulare la misura ma salvaguardando la ratio dell'intervento che disincentivi l'abuso della plastica monouso".
Intervenendo al convegno 'Rivoluzione Plastica', a Roma, il sottosegretario all'Ambiente Roberto Morassut ha ricordato che "la plastic tax è presente in tutta Europa, si è deciso di applicarla in Italia, c'è un dibattito ancora aperto. La misura andrà modulata, e andranno accentuati gli aspetti che ne definiscono l'obiettivo principale per non incidere sui comportamenti virtuosi ma su quelli negativi". La tassa, ha ricordato Morassut, colpisce i materiali monouso e usa e getta. "Lavoreremo per rimodularla sia per il tasso di incidenza che per il perimetro di incidenza - ha aggiunto -. L'imposta esclude già le plastiche compostabili e alcuni settori come la sanità. Stiamo discutendo con tutti, comprese le imprese che si occupano di imballaggi, si può fare meglio tutti, si può lavorare per aumentare investimenti per sostenibilità, e chi farà questo non potrà certo essere punito. Nella legge di bilancio c'è una scelta di rinnovo e rafforzamento degli incentivi per la sostenibilità".
I fondi derivanti dalla plastic tax dovrebbero essere usati per aiutare le imprese negli investimenti per l'economia circolare ha affermato il presidente della sezione italiana di PlasticsEurope, l'associazione europea dei produttori, Massimo Covezzi, a margine del convegno 'Rivoluzione plastica'. "Noi non crediamo che una tassa serva a migliorare un ambiente - ha sottolineato -, non crediamo che sia efficace in questo senso, anzi estrae risorse da un sistema che sta affrontando investimenti. In Europa hanno creato un principio, la 'responsabilità estesa del produttore', all'interno di questo schema sappiamo che dobbiamo fare di più per raggiungere gli obiettivi di economia circolare, proponiamo quindi che eventuali risorse estratte dal sistema produttivo delle plastiche vengano destinate a questo tipo di investimenti, cioè a completare il ciclo dell'economia circolare per le imprese di questo paese". Critico sulla tassa anche Filippo Di Quattro, dirigente di Basf Italia. "Fondamentalmente quello che vediamo mancare un po' è l'attenzione alla quota di riciclato, che non viene presa in considerazione nel formulare la tassa - ha spiegato - e questo non va nella direzione dell'economia circolare".
Sulla plastica tax è arrivato anche il commento del presidente dell'Osservatorio sui Conti pubblici italiani, Carlo Cottarelli, a margine dell'assemblea generale Alis 2019: "Dovremmo cercare di ridurre la pressione fiscale, abbiamo troppe tasse ma questo non vuol dire che non possiamo introdurre una nuova tassa che va a colpire i consumi che danneggiano l'ambiente ma se introduco una nuova tassa ne devo eliminare almeno altre tre". Dal punto di vista dell'ambiente "bisogna fare qualcosa" ha ribadito.
La plastic tax è positiva, ma va inserita in un percorso che ripensi tutto il sistema fiscale ha affermato Enrico Giovannini, portavoce ASviS (Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile) durante il convegno 'Rivoluzione plastica'. "Il sistema fiscale che abbiamo non è pensato per un'economia circolare - ha sottolineato Giovannini - deve essere ripensato. In questa riconversione può essere inserita una misura come la plastic tax. In realtà sulla plastica un cambiamento culturale già c'è, ma bisogna accompagnarlo con provvedimenti organici, ad esempio serve una legge annuale sullo sviluppo sostenibile che metta insieme tutti gli interventi di tipo non fiscale".
Per Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente, la tassa è positiva ma va migliorata. "Non è giusto che l'obiettivo siano solo gli imballaggi, ci sono 4 milioni di tonnellate di prodotti in plastica che non sono oggetto del provvedimento ma dovrebbero esserlo. Inoltre bisogna esentare gli oggetti fatti con la plastica riciclata. La discussione deve concludersi condividendo la misura con il mondo industriale ma con il principio che chi inquina paga".
"Le cosiddette 'tasse ecologiche' in manovra non rispondono ad alcuna strategia ambientale. È lo stesso governo ad ammetterlo, prevedendo il loro gettito costante nel triennio, e quindi escludendo che possano indurre comportamenti virtuosi nelle imprese o nei consumatori" afferma il coordinatore della Segreteria di Più Europa, Giordano Masini. "Oltre che inutili queste tasse sono quindi dannose, perché strumentalizzano problemi reali allontanandone però la soluzione. Sono una forma di populismo fiscale. Deve esserci una strategia di lungo periodo perché si raggiungano obiettivi realistici e duraturi, non la fretta di racimolare qualche miliardo qua e là. Per quelli ci sono il reddito di cittadinanza e quota 100 da abolire, basterebbe pochissimo. Non dobbiamo poi dimenticare - sottolinea Masini - che oggi la prima emergenza ambientale è quella climatica, e né la plastic tax, in teoria contro l'inquinamento, né la sugar tax (che è una tassa 'per la salute') avrebbero anche nella migliore delle ipotesi alcun impatto sulle emissioni climalteranti", conclude l'esponente di Più Europa.
Gualtieri, migliorare plastic tax ma stop abuso monouso
Evitare impatti su filiera. Ma per i produttori non serve per l'ambiente