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Fondazione Bellisario, culle vuote prova di emancipazione a metà

Golfo,"In Italia dire sì a un figlio significa no alla carriera"

Redazione Ansa

(ANSA) - PALERMO, 06 OTT - "La maternità non è più, per fortuna, l'unica via di realizzazione per una donna. Si dà la colpa delle culle vuote all'emancipazione femminile omettendo che quelle culle sono proprio la prova di un'emancipazione a metà, di un diritto di scelta negato. Oggi, in Italia, dire sì a un figlio significa dire no alla carriera, rinnegare ambizioni e sacrifici di anni di studio per ripiegare, le più fortunate, in un impego part time. Ci sono 20 punti di differenza nel tasso di occupazione delle donne senza figli e con figli fino a 6 anni".
    Lo ha detto Lella Golfo, presidente della Fondazione Marisa Bellisario, aprendo i lavori di "Donne sole al comando?", il titolo della 23/ma edizione di "Donna Economia & Potere", seminario internazionale della Fondazione, in programma fino a domani, a Palermo, nel Convitto nazionale "Giovanni Falcone". "I salari lordi annuali sono di quasi 6mila euro inferiori per una mamma lavoratrice -ha aggiunto Golfo - e poi ci stupiamo se di bimbi non ne nascono più. In un Paese che ha fin qui punito le donne che decidono di diventare madri, un Paese che saluta come progresso i 10 giorni di congedo ai padri e che garantisce solo a 15 bambini su 100 un posto in un asilo pubblico. La genitorialità è un atto di speranza, di fiducia, un patto sociale e comunitario che va ricostruito dalle fondamenta. I Bonus sono un primo, fondamentale passo ma non bastano. Servono interventi strutturali che agiscano anche sulla leva economica e da anni oramai noi proponiamo una tassazione differenziata sul lavoro femminile. Servono asili, servizi flessibili e una cultura che guardi alla famiglia come a una risorsa e non una voce di bilancio. Serve lavoro, soprattutto al Sud", ha sottolineato. Ma il gap femminile esiste anche nel digitale. "E' ancora più profondo e pericoloso - ha detto la presidente della Fondazione Bellisario - In Italia, le ragazze che frequentano un corso di laurea Stem sono solo il 14,5% delle iscritte. E questo mentre il nostro cammino verso la transizione digitale è troppo lento e accidentato, anche rispetto ai soli competitor europei.
    Bisogna correre". (ANSA).
   

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