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ASviS, collaborazione pubblico-privato per welfare e sociale

L'Alleanza con il Forum DD, serve forte regia pubblica

Redazione Ansa

(ANSA) - ROMA, 22 MAG - Per garantire l'universalità di accesso ai servizi sociali essenziali e tutelare la dignità di lavoratori e lavoratrici impegnati nel settore occorre una regia pubblica forte e capace di attivare processi di co-progettazione e co-programmazione con il privato attivo nel settore del sociale. E' quanto è emerso nell'ambito del Festival dello Sviluppo Sostenibile con l'appuntamento "Il pubblico che serve: come assicurare equità di accesso e dignità del lavoro" organizzato dall'Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS) in collaborazione con il Forum Disuguaglianze e Diversità (ForumDD).
    "Per affrontare l'aumento dei divari sociali e territoriali occorre dare attuazione a politiche sociali funzionali al perseguimento di uno sviluppo sostenibile, nell'ambito di una programmazione di ampio respiro accompagnata da investimenti adeguati - afferma Pierluigi Stefanini, presidente dell'ASviS. - L'accessibilità e l'inclusività dei servizi sociali si realizza coniugando lo sviluppo locale con la coesione territoriale, coinvolgendo le persone e le comunità, ed evitando la frammentazione verso cui tende la riforma per l'autonomia differenziata, che rischia di aumentare le disuguaglianze economiche e sociali e limitare le opportunità di generare uno sviluppo sostenibile nei territori più fragili, in particolare il Sud Italia".
    "Serve un pubblico che sia così competente e lungimirante da affiancare il proprio ruolo di coordinamento e governo dei processi e degli interventi riconoscendo gli altri soggetti non come meri "attuatori" di politiche ma come "attori" delle stesse", ha dichiarato Andrea Morniroli, co-coordinatore del Forum Disuguaglianze e Diversità.
    Secondo gli indicatori compositi costruiti dall'ASviS i dati sulla spesa pubblica in sanità rispetto al PIL mostrano un trend di decrescita.
    Rispetto alla povertà educativa, per il periodo 2023-2026 si stima una crescita dello 0,2% dell'indicatore di uscita precoce dal sistema di istruzione e formazione rispetto agli anni precedenti. Nel 2023, in Italia 5,7 milioni di persone erano in condizioni di povertà assoluta (il 9,8% della popolazione residente, in crescita di 0,1 punti percentuali rispetto all'anno precedente e di 0,8 punti rispetto al 2021) per un totale di 2 milioni e 235mila famiglie. Lavoro povero e precarietà lavorativa rappresentano un fattore rilevante nell'aumento delle disuguaglianze: secondo i dati Eurostat, nel 2022 la quota di persone regolarmente occupate a rischio povertà è pari all'11,5%, contro una media europea dell'8,5%. (ANSA).
   

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