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Ambrosetti, cattura della Co2 necessaria per l'hard to abate

"E' l'unico sistema per eliminare il 48% delle loro emissioni"

Redazione Ansa

(ANSA) - ROMA, 29 NOV - Le emissioni dei settori industriali energivori o "hard to abate" (duri da abbattere), come acciaio, cemento, vetro, ceramica, carta, chimica, fonderie, ammontano in Italia a 63,7 milioni di tonnellate di Co2. Elettrificazione, efficienza energetica, bioenergie, idrogeno e variazione delle materie prime potranno contribuire a una riduzione non superiore al 52% di tali emissioni. Per decarbonizzare il restante 48%, pari a 30,8 milioni di tonnellate di Co2 all'anno, sarà necessario ricorrere a soluzioni di cattura e stoccaggio del carbonio. Lo sostiene una ricerca di The European House - Ambrosetti, al centro di una tavola rotonda oggi a Roma con i vertici di Eni e di Snam.
    I settori "hard to abate" generano in Italia 94 miliardi di euro di valore aggiunto e 1,25 milioni di posti di lavoro. The European House - Ambrosetti ha esaminato il primo progetto di "carbon capture and storage" in Italia, quello di Eni e Snam a Ravenna. Qui sarà possibile stoccare in giacimenti di gas esausti circa 300 milioni di tonnellate di Co2 entro il 2050, pari a circa quattro volte le emissioni annuali della Regione Lombardia. La capacità complessiva stimata a Ravenna è di oltre 500 milioni di tonnellate.
    Una volta a regime, a metà del prossimo decennio, il progetto permetterà di stoccare ogni anno circa 16 milioni di tonnellate di Co2 emesse e catturate dalle industrie della zona. Il progetto sarà in grado di generare 1,55 miliardi di euro di valore aggiunto all'anno al 2050 (29,9 miliardi di euro cumulati tra il 2026 e il 2050) e oltre 17 mila posti di lavoro. (ANSA).
   

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