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Oxfam a imprese, 'su diritti umani intenti non bastano più'

L'appello in occasione della Giornata Mondiale

Redazione Ansa

(ANSA) - ROMA, 10 DIC - Le parole non bastano più. Per la difesa dei diritti umani servono azioni. E' la lettera appello che l'Oxfam indirizza alle aziende italiane in occasione della Giornata Mondiale dei Diritti Umani. L'ultimo report della World Benchmark Alliance, di cui Oxfam fa parte, rileva come il 64% delle 244 aziende analizzate negli ultimi 5 anni abbia assunto impegni, ma siano ancora insufficienti le azioni concrete ed appena il 16% è in grado di dimostrare azioni di prevenzione all'interno delle proprie filiere. Il 20% delle aziende analizzate hanno migliorato meccanismi interni di segnalazione e reclamo, rendendoli più accessibili, ma la loro efficacia è in ritardo ed inoltre più del 60% delle segnalazioni di rischi e impatti gravi riguardano non l'azienda ma le filiere nel loro complesso.
    "Oggi nel mondo 9 posti di lavoro su 10 sono concentrati nel settore privato. Un dato che rende oltremodo evidente quanto la tutela dei diritti umani lungo le filiere globali che portano beni e servizi a casa nostra, dipenda sempre più dalla definizione di modelli d'impresa responsabili, consapevoli e trasparenti, in grado di scongiurare e prevenire fenomeni di sfruttamento che ancora riguardano milioni di lavoratori in tanti settori", spiega Marta Pieri, Responsabile Private Sector Engagement dell'organizzazione.
    "Per questo è cruciale che le imprese anche in Italia, soprattutto le più grandi, inizino a tradurre in azioni concrete le tante dichiarazioni d'intenti che si sono susseguite negli ultimi anni".
    In vista dell'entrata in vigore della nuova Direttiva sulla Due Diligence (CSDDD) che obbliga le aziende europee con più di 1000 dipendenti e 450 milioni di fatturato a mettere in piedi un sistema di strumenti e procedure per conoscere quali sono i propri impatti sui diritti umani e sull'ambiente, per prevenirli e mitigarli Oxfam ricorda il suo Advisory Service. "Lavoriamo con le aziende per aiutarle a conoscere l'impatto delle proprie operazioni e delle proprie filiere sui diritti umani, ma soprattutto per accompagnarle ad applicare gli strumenti su cui hanno ancora le maggiori difficoltà, come la prioritizzazione degli impatti e i meccanismi di segnalazione e reclamo.
    Rispettare i diritti umani svolgendo il proprio business è una responsabilità etica di tutte le imprese da sempre: certamente non deve esserlo solo per la nuova direttiva europea." (ANSA).
   

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