(ANSA) - ROMA, 08 NOV - I governi dei principali Paesi
produttori di petrolio, gas e carbone intendono più che
raddoppiare (110%) la produzione di combustibili fossili nel
2030 mettendo a rischio l'obiettivo di contenere entro il limite
di +1,5 gradi l'aumento del riscaldamento globale. La produzione
aumenterebbe del 69% rispetto all'obiettivo di aumento globale
della temperatura di 2 gradi rispetto al periodo preindustriale.
Questo nonostante 151 Paesi si siano impegnati a raggiungere
l'obiettivo di zero emissioni nette e le ultime previsioni
suggeriscano che la domanda globale di carbone, petrolio e gas
raggiungerà il picco in questo decennio, anche senza nuove
politiche.
E' il programma Ambiente dell'Onu (Unep) a mettere in guardia
su questo rischio a meno di un mese dall'avvio della Conferenza
mondiale sul clima, la Cop28, che si aprirà a Dubai il 30
novembre, dove 195 Paesi sono chiamati a verificare gli impegni
di riduzione dei gas a effetto serra.
Il rapporto diffuso oggi "Production Gap" - stilato da
Stockholm Environment Institute, Climate Analytics, E3G,
International Institute for Sustainable Development e Unep -
valuta la pianificazione prevista dai governi della produzione
di carbone, petrolio e gas rispetto ai livelli globali coerenti
con l'obiettivo di temperatura dell'Accordo di Parigi sul clima.
Il rapporto annuale mostra i progetti dei 20 principali Paesi
produttori di combustibili fossili: Australia, Brasile, Canada,
Cina, Colombia, Germania, India, Indonesia, Kazakistan, Kuwait,
Messico, Nigeria, Norvegia, Qatar, Russia Federazione, Arabia
Saudita, Sud Africa, Emirati Arabi Uniti, Regno Unito di Gran
Bretagna e Irlanda del Nord e Stati Uniti d'America. Nessuno si
è davvero impegnato a ridurre la produzione di carbone, petrolio
e gas in linea con la limitazione del riscaldamento a 1,5 gradi
centigradi. (ANSA).
Onu, verso +110% produzione combustibili fossili al 2030
Rischio di sforamento del limite +1,5 gradi di riscaldamento