(ANSA) - ROMA, 03 SET - Grazie a campioni raccolti da 146
foreste in tutta Europa, dall'Italia alla Svezia, dalla Francia
alla Lituania, è stata realizzata la prima analisi su vasta
scala degli effetti che producono i diversi metodi di gestione
sulla biodiversità e resilienza di questi importantissimi
ecosistemi. Lo studio, pubblicato sul Journal of Applied
Ecology, ha coinvolto 12 Paesi e 54 ricercatori in una vasta
collaborazione internazionale guidata da Sapienza Università di
Roma e Crea di Arezzo.
I ricercatori guidati da Francesco Chianucci del Crea di
Arezzo e Francesca Napoleone della Sapienza hanno confrontato
gli effetti di ciascuna strategia di gestione forestale, in
particolare in rapporto all'elevata diversità funzionale, che in
caso di instabilità climatica o eventi catastrofici aumenta la
probabilità che alcune specie possano sfruttare a loro vantaggio
le nuove condizioni, contribuendo così alla resilienza, e alla
cosiddetta ridondanza funzionale, cioè la compresenza di specie
che svolgono funzioni simili, che garantisce quindi il
mantenimento dell'ecosistema anche se una di queste specie viene
meno.
I risultati mostrano che le strategie di sfruttamento dei
boschi a bassa intensità permettono di mantenere la buona salute
dell'ecosistema, mentre lo sfruttamento più intensivo per la
produzione di legname provoca un calo della diversità,
parzialmente controbilanciata da un aumento della ridondanza.
Ciò implica che il taglio eccessivo limita fortemente la gamma
di risposte che la foresta può mettere in atto in risposta ai
cambiamenti ambientali. Secondo gli autori dello studio, però,
non esiste una gestione perfetta per tutti: i sistemi vanno
sempre adattati al contesto locale. (ANSA).
Da 146 foreste europee la prima analisi sui metodi di gestione
Guidata dall'Italia, ha coinvolto 12 Paesi e 52 ricercatori