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Clima, per ghiacciaio del Lys -33% della superficie dal 1860

Missione Cgi e Greenpeace sul Monte Rosa

Redazione Ansa

(ANSA) - ROMA, 16 DIC - Il ghiacciaio del Lys, uno dei più importanti della Valle d'Aosta, continua a ritirarsi a ritmi allarmanti: nel 2024 ha registrato una riduzione del 33% della sua superficie, con un arretramento di 3,4 chilometri, rispetto al 1860. È quanto emerge dall'ultimo rapporto del Comitato Glaciologico Italiano (Cgi) realizzato in collaborazione con Greenpeace Italia, dopo una spedizione sul massiccio montuoso del Monte Rosa per documentare gli effetti del riscaldamento globale e delle attività antropiche su uno degli ultimi giganti di ghiaccio dell'arco alpino.
    L'iniziativa, spiega la ong, si inserisce nel progetto "Fino all'ultima goccia" di Greenpeace Italia per sensibilizzare l'opinione pubblica sull'emergenza climatica.
    Duecento anni di osservazioni consentono di tracciare un quadro evolutivo di questo "gigante bianco" forse unico per completezza nelle Alpi italiane, spiega l'associazione ambientalista. "Si tratta di un quadro preoccupante: tra il 1925 e il 2008 è scomparsa completamente la parte meridionale della lingua del ghiacciaio, che misurava fino a 90 metri di spessore.
    In totale, si stima che siano andati perduti 145 milioni di metri cubi di ghiaccio, equivalenti a circa 130 miliardi di litri d'acqua: una quantità più che doppia rispetto all'acqua immessa annualmente nelle reti idriche di Piemonte e Valle d'Aosta".
    Il rapporto pubblicato oggi "mostra anche il dissesto di alcune aree rocciose, dovuto al continuo abbassamento della superficie glaciale, ed evidenzia la costante riduzione della copertura nevosa", spiega la ong. "Il Ghiacciaio del Lys è un caso studio emblematico che offre un'immagine concreta degli effetti disastrosi del riscaldamento globale, e per questo lo abbiamo scelto per la nostra spedizione insieme al Comitato Glaciologico Italiano", dichiara Simona Savini di Greenpeace Italia. "Governi e aziende, in particolare quelle responsabili delle maggiori emissioni di gas serra, come le industrie dei combustibili fossili, non possono rimanere inerti di fronte al rischio di perdere ecosistemi preziosi e risorse idriche fondamentali: sono necessari un ripensamento del nostro modello produttivo e una drastica riduzione delle emissioni climalteranti e dell'inquinamento". (ANSA).
   

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