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Il made in Italy vince nella bioeconomia, fatturato cresce

Cluster Spring e Tagliacarne fotografano il settore

Redazione Ansa

(ANSA) - ROMA, 28 MAR - La bioeconomia italiana cresce, si concentra nei settori tipici del Made in Italy e fa bene alle aziende visto che le imprese 'biobased', che in media sono piccole e più diffuse al Nord registrano un incremento di fatturato maggiore rispetto alle altre.
    E'questo, in sintesi, quanto emerge da "La Bioeconomia circolare in Italia: caratteristiche delle imprese e opportunità di sviluppo" il report realizzato dal Cluster Spring, Unioncamere e dal Centro Studi Guglielmo Tagliacarne, con Astrid, Direzione Studi e Ricerche Intesa Sanpaolo, Symbola, SVIMEZ, SRM, Università della Campania Luigi Vanvitelli, Università Suor Orsola Benincasa, Materias. Le imprese biobased si concentrano nei settori tipicamente made in Italy (alimentari, bevande e tabacco 13,5%; tessile 8,9%; abbigliamento 7,9%) e sono principalmente di media e piccola dimensione (il 45,6% di esse ha tra 20 e 49 addetti) ed il 65% è al Nord. il 60% circa delle imprese biobased esporta ma soprattutto nel caso delle imprese di maggiori dimensioni: esporta l'86,0% delle imprese con 250 e oltre addetti, a fronte del 37,3% delle aziende con 10-19 addetti.
    Sotto il profilo delle performance il 50,5% delle imprese bio ha registrato un aumento del fatturato nel 2022 contro il 42,8% delle non bio) ed una migliore resilienza (il 34,8% delle imprese bio ha superato nel 2022 i livelli produttivi pre-Covid vs il 25,1% delle non bio).
    L'anima green delle imprese bio trova riscontro anche nella scelta di manager e figure che si occupano delle sostenibilità e del 15,8% di esse che redige una rendicontazione di sostenibilità.Attenzione inoltre nel 55% dei casi al welfare e al benessere in azienda. L'open innovation caratterizza fortemente il settore; il 66,7% delle imprese biobased ha infatti adottato un modello «aperto» di innovazione e forte è la propensione delle imprese biobased a investire in R&S. Infine risorse proprie e prestiti bancari sono le fonti di finanziamento a cui ricorrono maggiormente le imprese: il 73,5% nel primo caso e il 60,9% nel secondo caso. (ANSA).
   

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